Sanità, Lanzarin salva i cinque ospedali bellunesi e smentisce il dirigente della Regione

Sabato 20 Gennaio 2024 di Federica Fant
Sanità, Lanzarin salva i cinque ospedali bellunesi e smentisce il dirigente della Regione

FELTRE - Soluzioni innovative per la sanità di montagna: è iniziato ieri a Feltre, un percorso per definire i contorni di soluzioni pratiche e concrete per migliorare la salute nelle terre alte, con le sfide dell’equilibrio «fra sostenibilità del sistema sanitario e garanzia dell’equità di accesso ai servizi». Lo si è fatto con il convegno “Salute oltre la città”, organizzato dalla Ulss Dolomiti a 25 anni alla “Carta di Feltre”, con cui l’allora Ministero della Salute riconosceva la specificità delle aree montane ed invitava le regioni a sviluppare l’assistenza territoriale e integrazione fra ospedale e territorio. E proprio la specialità della montagna spinge al potenziamento della medicina di prossimità. Ma tutto con un punto fermo: «Non si tocca nessun ospedale», come ha ribadito alla conclusione del convegno il commissario dell’Ulss Dolomiti Giuseppe Dal Ben e come aveva chiarito prima in un punto con la stampa l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, ieri a Feltre.


IL QUADRO
L’intervento chiarificatore si era reso necessario dopo il quadro tracciato da un dipendente della Regione, che per l’occasione si era «preso ferie per poter parlare più liberamente», come lo stesso Mauro Bonin (direttore della programmazione e controllo del servizio sanitario regionale) ha affermato. L’argomento di cui ha parlato è stato quello di “misurare i costi dell’assistenza in montagna”. Il direttore Bonin ha portato i numeri di quanto producono e quanto perdono gli ospedali dell’Ulss Dolomiti. Belluno produce 78 milioni e ne perde 45, Agordo ne produce 12 e ne perde 3, Pieve di Cadore produce 15 milioni perdendone 5, Feltre ne produce 74 e ne perde 22 Lamon, riabilitativo, ne produce 2,5 e ne perde 1,3 circa. Ma in virtù della specificità (stando all’articolo 15 dello Statuto del Veneto approvato nel 2012) ci sono dei correttivi, oltre a finanziamenti a funzione, come i 12 milioni che arrivano alla Ulss Dolomiti perché ha l’elisoccorso. In quanto zona di montagna, quindi specifica, il territorio ha «più posti letto rispetto alla programmazione della regione: ne ha 230 – le parole del direttore Mauro Bonin – per 26 milioni di euro di dotazioni (per finanziare l’eccesso di dotazione ospedaliera)» e altro ancora. «In sintesi se pensiamo di risolvere i problemi della sanità possiamo scordarcelo – ha detto alla platea -.

Non ci sono soldi né a livello locale né a livello nazionale. Dobbiamo giocare con ciò che abbiamo. Agire sulle aree. Arriveranno fondi dallo Stato con il Pnrr, ma non saranno continuativi. La perdita che generano i piccoli presidi ospedalieri di Pieve, Agordo e Lamon fa complessivamente contano 9 milioni di euro. Il problema grosso è che questa provincia ha due presidi ospedalieri, uno hub e uno spoke (presidio ospedaliero territoriale ndr)». Quindi gli ospedali di Belluno e Feltre. Da una zona della platea si è alzato un timido applauso. Alcuni medici di Belluno – così almeno hanno riferito dei presenti – hanno dato ragione al dipendente. 


GLI INVESTIMENTI
Un’uscita troppo dirompente, tanto che l’assessore Lanzarin ha precisato che il direttore «è andato a focalizzarsi sulla Ulss Dolomiti con i suoi bilanci con un problema di sostenibilità: che non è nascosto e la Ulss Dolomiti lo condivide con quella Polesana e quella Veneziana, che sono inserite nell’articolo dello Statuto che ne stabilisce la specificità. La Regione va a ripianare quei bilanci che a fine anno risultano poi deficitari». L’assessore regionale ha chiarito: «Noi in base alla popolazione mettiamo una quota pro capite più ampia (non legata alla popolazione) rispetto ai bisogni: anzianità specificità e altro. Se noi andiamo a vedere la situazione economica dei 5 ospedali: Belluno Hub, Feltre Spoke, i due presidi di rete Pieve di Cadore ed Agordo, con Lamon riabilitativo chiaramente vediamo che da un punto di vista economico ci sono delle sofferenze, ma io vorrei specificare che le sofferenze che ci sono non hanno nulla a che fare con una rivisitazione, una rimodulazione o riprogrammazione nuova. Oggi la nostra programmazione è quella delle schede del 2019 che individua questa rete. Rimangono i 5 presidi su cui stiamo investendo. Investimenti importanti a dimostrazione che non c’è in previsione nessuna riduzione di attività né possibili chiusure. C’è solo una rimodulazione di attività a causa della scarsità di personale».


LE TAPPE
Quello di ieri era il primo di quattro appuntamenti che termineranno il 17 gennaio 2025 nel capoluogo: tappe a primavera e in autunno nei due ospedali periferici di Pieve di Cadore e Agordo. 
 

Ultimo aggiornamento: 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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