CANAZEI (TRENTO) - Sul ghiacciaio della Marmolada c'è una massa in movimento ancora più grande di quella che è venuta giù il 3 luglio scorso, il giorno della tragedia costata la vita a 11 persone. È il preoccupante quadro emerso ieri nelle verifiche tecnici della Protezione civile del Trentino, che hanno effettuato ulteriori accertamenti, condotti nel rispetto degli standard di sicurezza sulla zona poco sotto punta Rocca. È lì che domenica si è aperto un grande crepaccio: erano le 13.30 quando il rifugista della struttura Ghiacciaio aveva sentito quattro forti boati dovuti a qualche movimento del ghiacciaio.
I TIMORI
«È stata notata - spiega l'ingegner Mauro Gaddo della Provincia di Trento - una frattura nel ghiacciaio in destra orografica rispetto alla calotta che è crollata nei giorni scorsi. È una frattura che c'è sempre stata, ma che forse è più larga del solito. Ed è stata soprattutto notata una grande quantità di acqua che entra in quel crepaccio». La frattura lunga 200 metri, larga più di due e profonda tra i 25 e i 30 metri, preoccupa anche viste le temperature. Va ricordato che domenica, il giorno dell'allarme c'erano 16 gradi in quel momento a quella quota. E ieri non erano certo di meno. Inoltre è stata vista poi entrare nella grande fessura una consistente quantità d'acqua. Il timore è che questa possa favorire nuovi cedimenti. «Noi adesso - prosegue il tecnico della Provincia - stiamo monitorando con gli strumenti che abbiamo già installato per monitorare il crollo della calotta». «Al momento non abbiamo grandi evidenze di spostamenti - diceva ieri l'ingegnere Gaddo -, se non del crepaccio che da ieri a oggi (da domenica a lunedì ndr) sembra aumentato di dimensione». «È tutto in divenire», ha sottolineato. Solo oggi si saprà l'esatto spostamento, dopo il sopralluogo di ieri con il volo di una squadra di droni che hanno fatto un rilievo completo. Non si esclude di sgomberare precauzionalmente la zona del passo Fedaia, ultimo presidio, con la struttura Castiglioni, dopo che anche il gestore del rifugio Capanna ghiacciaio, Luca Tomio, ha lasciato la montagna ieri. Si tratta al momento solo di un'eventualità che non è detto si riveli necessaria ma, spiega il sindaco di Canazei Giovanni Bernard.
L'INCHIESTA
Intanto le indagini sulla tragedia non si fermano. Dopo il confronto all'inizio della scorsa settimana con il conferimento dell'incarico ad un ingegnere esperto in idraulica, mercoledì il procuratore capo Sandro Raimondi ha incontrato gli esperti di ghiacciai incaricati della perizia. La domanda è se il crollo del seracco si sarebbe potuto evitare e se ci siano profili di negligenza e di imperizia, nell'ambito dell'indagine per disastro colposo. Il fascicolo aperto all'indomani della sciagura, con l'ipotesi di disastro colposo, resta aperto contro ignoti e il lavoro sta proseguendo da parte della magistratura con il massimo impegno, per dare una risposta alle famiglie delle vittime. «Ma servirà molto prima di avere l'esito del loro lavoro», ha detto Raimondi.