Dalle notti in tenda al permesso di soggiorno: l'epilogo felice per sette migranti

Giovedì 2 Novembre 2023 di Giovanni Santin
I migranti con il nuovo documento

BELLUNO - È arrivato lunedì mattina il primo riconoscimento ufficiale da parte dello Stato italiano nei confronti dei sette immigrati che un mese fa avevano corso il rischio di dormire sotto il loggiato della Prefettura. Gli stessi giovani che poi, scampato il pericolo di trascorrere una o più notti all’addiaccio, sono rimasti per quindici giorni a Cavarzano, dormendo all’interno della tenda allestita negli spazi vicini a villa Brizio Gradenigo, nell’area di pertinenza di villa Gaggia Lante; un soggiorno non privo di difficoltà vista, per esempio, la mancanza di luce elettrica nel bagno chimico allestito e considerando anche l’abbassamento delle temperature e l’arrivo della pioggia. 
Sono, ancora, i medesimi che da circa venti giorni sono sistemati nella ex scuola elementare di Cavassico Superiore, in territorio comunale di Borgo Valbelluna. Il documento consegnato loro lunedì 30 ottobre è il permesso di soggiorno temporaneo che permette loro di muoversi liberamente sul territorio nazionale. Per poter lavorare, invece, dovranno aspettare che siano trascorsi sessanta giorni proprio dall’ottenimento del già citato permesso. Un soggiorno, quello dei migranti nella ex scuola di Cavassico Superiore, che vede in prima linea il comune stesso e non solo perché formalmente ospitante.

Sono undici in questo momento, arrivati in tre momenti successivi. Con gli ultimi che sono stati assegnati a Borgo Valbelluna in un momento in cui non aspettava di certo altre responsabilità.

 E per di più al loro arrivo essi erano affetti da scabbia. «A Borgo Valbelluna stanno facendo un lavoro esemplare ed eccezionale» fanno sapere dalla Croce Rossa, a sua volta coinvolta nella definizione del progetto di accoglienza. Attività diverse e un sostegno costante. Quando ieri, per esempio, gli immigrati hanno dovuto recarsi negli uffici competenti per ritirare il loro primo documento italiano, cioè il primo permesso di soggiorno, sono sì stati accompagnati da due volontari della Cri di Belluno, ma tutte le procedure burocratiche preliminari all’ottenimento erano state preparate dagli uffici comunali. E lunedì a sostenerli vi era anche Stefano Cesa, il sindaco del comune della Sinistra Piave. Lo stesso ente ha lavorato e sta lavorando fattivamente anche ad altri aspetti che possano garantire un buon inserimento dei migranti in Italia e ancor prima nella comunità locale. 
Per esempio, già in queste prime tre settimane di presenza nella struttura scolastica, alcuni bagni sono stati trasformati in docce. Un passaggio molto importante per i giovani extracomunitari che, i lettori ricorderanno, sia quando erano ospiti in tenda, sia nelle prime giornate a Borgo Valbelluna, venivano quotidianamente accompagnati nella sede Cri di via Bortotti, a Belluno, per potersi lavare ed essere in ordine. Sempre il comune sta verificando se organizzare in prima persona un corso di italiano con un ente ufficiale che al termine del corso e al raggiungimento del livello linguistico richiesto dalla legge, possa certificare altrettanto ufficialmente il livello di conoscenze e competenze raggiunto. 

Un esempio, quello che arriva dal comune della Sinistra Piave, che anziché diventare volano per altre realtà, al momento non ha suscitato casi di positiva emulazione. Per chi se ne occupa, in primo piano vi sono le vite di queste persone: «Si tratta di ragazzi volenterosi e pieni di desiderio di lavorare e poi potersi mantenere – racconta uno dei volontari Cri – che ogni volta ci chiedono quando possono cominciare a lavorare che è la ragione per cui essi hanno deciso di lasciare il loro paese». Costante, come già detto, la presenza dei volontari Cri. Il comitato di Belluno ha per così dire adottato il gruppo e sta aiutando i ragazzi anche dal punto di vista economico, anche fornendo qualche capo di vestiario e altri beni di cui hanno bisogno. 
 

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