Mauro Corona imbraccia la motosega e nasce un Cristo dal tronco spezzato Foto

Venerdì 23 Agosto 2019 di Alessia Trentin
Mauro Corona imbraccia la motosega e nasce un Cristo dal tronco spezzato
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BELLUNO - Era uno degli alberi colpiti da Vaia, oggi è un Cristo con le braccia protese verso i viandanti e porta la firma di Mauro Corona. Non avrebbe osato ambire una migliore seconda chance, probabilmente, il povero larice spezzato dalla furia della tempesta perfetta. Risparmiato dalla pulizia dei boschi post Vaia per volontà dello scrittore-scultore, oggi il moncherino di quello che un tempo è stato un fusto imponente è un'opera d'arte.



Corona l'aveva iniziata nel novembre scorso abbozzandone solo il viso, poi aveva lasciato che vi si depositasse la neve di gennaio e che il mare di turisti della stagione estiva defluisse dalla sua Val Zemola, prima di tornare ad occuparsene e finire il lavoro. È tornato sul posto mercoledì, è salito sull'impalcatura realizzata con l'amico Mosè della vicina Casera Mela e a colpi di moto sega ha estratto il corpo dal legno. Oggi il Cristo svetta, alto 4 metri, al bivio da cui partono i sentieri. Accoglie gli escursionisti, benedice e protegge. Invita alla riflessione. E nella speranza di Corona induce anche ad un maggior rispetto verso la natura.
 
IL MESSAGGIOIn silenzio, anche la Valle di Erto fatica a rialzarsi dopo il 29 ottobre. Forse più di altre aree. «Qui ci sono strade che non sono ancora state riaperte spiega Mauro Corona -, a Claut due ragazzi con le mucche non sono potuti salire in malga quest'estate perchè mancava il sentiero. Pochi sanno che anche le Valli Zemola e Cimoliana sono state duramente colpite dal meteo dello scorso anno. Anche per questo quando ho visto il tronco macellato dalla tempesta ho pensato fosse bello realizzarci un Cristo, il simbolo di come da una tragedia possa nascere ancora la speranza. E' una figura ieratica, che accoglie i viandanti e forse li spinge a inginocchiarsi, a dire una preghiera e a fare una foto». L'intenzione è anche di farlo benedire da un religioso perché, dice lo scultore, in fondo «non costa nulla».
LA SCULTURAIl boschetto si trova a pochi metri da uno dei rifugi più frequentati da Corona, Casera Mela. Il tronco spezzato stava per essere tagliato come tutti gli altri durante le operazioni di pulizia dei boschi, ma lo scrittore ha chiesto venisse risparmiato. E così è nata l'idea di trarre da quel tronco ferito un'opera d'arte. L'altezza ha reso necessario realizzare una sorta di impalcatura in legno, dove lo scultore si arrampica armato della sua motosega. «La mia fede non cola dai candelabri e sono molto laico spiega -, ma la figura del Cristo mi ha sempre infuso un senso di affetto e di speranza. Ho iniziato per divertimento, dapprima abbozzando il viso. L'ho infine ripreso in mano diversi mesi dopo quando, passando per di lì mi è quasi sembrato che il volto chiamasse di essere liberato da quel tronco, sembrava che il legno inghiottisse un corpo che voleva uscire. Non l'ho terminato, ma manca poco».
I TURISTIHa atteso la fine di agosto per riprendere posto accanto alla sua opera. Per quanto fuori dagli itinerari più gettonati, la Val Zemola attira in estate molti escursionisti. Anche mercoledì, Corona si è imbattuto in qualcuno; di buon grado si è messo a disposizione per foto e autografi. «La gente è a digiuno da tante cose, questi sono stimoli positivi», commenta. Un bambino si è seduto ai piedi dell'impalcatura e con gli occhioni blu sbarrati l'ha fissato lavorare per 5 ore. Corona lo racconta ancora incredulo di aver creato tanto incanto. Per non disturbare l'artista è rimasto in silenzio e solo a sera, incontrandolo dentro casera Mela, si è timidamente avvicinato porgendo un pezzo di legno raccolto da terra e chiedendo una dedica. «L'impatto con questo vecchio cialtrone, forse, gli ha illuminato qualcosa dentro auspica Corona, parlando di sè e un giorno magari scolpirà anche lui».
Alessia Trentin
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 13:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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