Callisto Fedon festeggia 70 anni: «La rivoluzione degli astucci rigidi»

Mercoledì 16 Marzo 2022 di Daniela De Donà
Callisto Fedon

BELLUNO - Palloncini sugli alberi e una torta gigante alla frutta e alla panna. Da dividere in 163 fette, tanti quanti sono i dipendenti bellunesi della Giorgio Fedon&figli spa. Sono loro ad aver voluto idealmente omaggiare i 70 anni del presidente Callisto Fedon.

Una festa a sorpresa e una pagina del Gazzettino per fargli gli auguri, dimostrando affetto per il capitano di industria alla guida del Gruppo Fedon, leader nell'ambito di astucci per occhiali, che conta 722 addetti, suddivisi tra le sedi di Italia, Francia, Romania e Cina.


Lei è nato a Vallesella, in Comune di Domegge. Ha casa a Belluno e a Pieve di Cadore. Ma è imprenditore cosmopolita. Rimane cadorino?
«Caspita. Come si ama la propria mamma e il proprio papà così si ama la propria terra, di cui, in automatismo, diventi orgoglioso».


A detta di chi le lavora a fianco, lei ha l'energia della cordialità e della simpatia e la forza della creatività. Ora ha 70 anni: come se li sente addosso?
«Rappresentano una tappa, un punto di passaggio per la maggior giovinezza».


Due sue racchette da tennis sono, letteralmente, appese al chiodo della sede di Paludi. Che rapporto ha con lo sport?

«Sono un ex giocatore. Adesso corro. Proprio come Forrest Gump (sorride, ndr), il protagonista del mio film preferito».


Poi c'è la passione per i motori?
«Mi piace andare in moto fuori strada. Ho un Beta 400 da cross».


Uno snodo nella produzione è avvenuto grazie all'incontro con un big della moda italiana. Ci sintetizza la vicenda?
«Bisogna tornare agli anni Ottanta. Fino ad allora gli astucci per occhiali, tradizionalmente, erano a sacchettino o a busta. Di stoffa o pelle. Comunque di materiale né rigiro, né pesante. Lui andava spesso in barca ed usava un portaocchiali di metallo di fattura giapponese. La funzione che lui chiedeva ad un astuccio, infatti, era la protezione dell'occhiale. Ecco che abbiamo pensato ad un prodotto nuovo, utilizzando vari metalli trovati in giro per il mondo. Nacque così il modello Orion che ha cambiato le abitudini della portabilità e divenne best seller».


E' vero che la linea di pelletteria è nata, nei primi anni 2000, da una sua esigenza?
«Dovevo avere con me portafogli, agendina, penna, blocknotes, porta documenti. Tutto da mettere in tasca. Inoltre trovavo gli accessori sul mercato molto seri, un po' anonimi. Creai, allora, un prodotto a mio uso. Ma piaceva a chi lo vedeva. E pian piano la produzione, anche con creazioni importanti, si estese all'estero. Fu un modo per mantenere vivo il saper fare che coinvolgeva, allora, solo l'offerta degli astucci per occhiali. Usando colori che non fossero solo il nero e il marrone».


Lei ha 2 figli, Giorgio e Pietro, quest'ultimo responsabile della Divisione 1919 che, per l'appunto, produce accessori di pelletteria che hanno il colore arancione come riconoscimento. Perchè l'arancione?
«Intanto evoca calore. Ma, soprattutto, volevo uscire dal convenzionale. E l'arancione è un colore che ha una caratteristica: sta bene sia alla donna che all'uomo»


Un vostro must è il trolley Marco Polo. Da dove è nato il successo?
«Abbiamo intervistato migliaia di viaggiatori chiedendo le esigenze di un bagaglio in cabina per cinque giorni. E' un trolley dedicato a chi viaggia per lavoro, sostituendo la classica 24 ore».


La Giorgio Fedon&figli vide la luce tra le montagne del Cadore nel 1919 con nonno Giorgio che, già nel 1930, esportava i suoi portaocchiali in Inghilterra. Poi è arrivata la quotazione in borsa a Parigi, nel 1998, e un cross listing, a Milano nel 2014. Ora il futuro recita a gran voce sosteniblità. Che ne pensa?
«Ci crediamo da sempre ed abbiamo un nostro marchio: Case2green. E' una risposta ad una richiesta in crescita. Va precisato, però, che i prodotti riciclati costano molto di più».

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