Centinaia di donne e uomini in piazza a Belluno per Giulia: «Reagire alla violenza»

Lunedì 20 Novembre 2023 di Giulia Prior
La manifestazione contro la violenza sulle donne ieri in piazza dei Martiri a Belluno

BELLUNO - «Da sole siamo onda, insieme siamo marea» ha gridato ieri con forza una marea vestita di rosso in Piazza dei Martiri a Belluno. Di donne, per le donne, all’indomani della notizia-epilogo di una storia che ha tenuto col fiato sospeso tutta Italia, del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni scomparsa lo scorso weekend. Epilogo che, purtroppo, molte già immaginavano. Perché sono più di 100 le donne vittime, come Giulia, di femminicidio in Italia, solo nel 2023.

La sera dell’arrivo di questa notizia straziante, alcune associazioni di Belluno hanno deciso di metterci la faccia e hanno organizzato al volo questa manifestazione, per il desiderio di trasformare la rabbia e il dolore per quello che è successo in un qualcosa di tangibile, scendendo in piazza proprio in contemporanea con le persone che ieri sono scese in piazza anche a Vigonovo, paese del veneziano dove abitava Giulia. Tra queste, “La Casa dei beni comuni”, il Comitato C.I.A.O., “Non una di meno” e Belluno Donna. Scendere in piazza per condividere il dolore, i pensieri, ma soprattutto le azioni concrete. 

PIAZZA AFFOLLATA

E sono tante le persone che ieri sono intervenute in Piazza dei Martiri, e che hanno condiviso esperienze personali, appelli frustrati, poesie e canzoni da dedicare a Giulia e a tutte le donne. Da signore che già da 50 anni lottano per questo, alla testa di associazioni locali e in prima persona, a ragazze dell’età di Giulia ma anche molto più giovani, che hanno gridato «Io sono il futuro. Sono io quella che non deve vergognarsi e che può fare quello che vuole, perché io sono un essere umano. E nessun ragazzo ha il diritto di dirmi cosa devo fare». Tra i pensieri condivisi anche una installazione artistica di una pediatra bellunese, dedicata a Giulia, che ha portato i suoi disegni di donne sfregiate, represse, messe in vetrina da uomini che dichiarano di amarle, su cartelle mediche ritrovate nello studio del padre, dimostrazione visiva fortissima di un messaggio che è risuonato forte e chiaro in piazza ieri: basta, siamo stufe. Non solo donne, però, a questa manifestazione. Anche molti uomini, infatti, erano presenti tra la folla radunatasi di fronte al caffè Manin. E chi ha preso la parola tra loro ha voluto esprimere con forza la vergogna e il senso di colpa che provano e il desiderio di voler restare con questa colpa addosso, come spinta per avere il coraggio di farsi minoranza contro la massa maschilista e di dire agli altri uomini «Basta. Non fa più ridere» in situazioni in cui le donne vengono denigrate. 

L’EDUCAZIONE

Tema fondamentale e ribadito è stato l’importanza essenziale dell’educare, educare i figli, i nipoti, i fratelli, gli amici, gli alunni, al rispetto e alla gentilezza. A sottolineare il punto Fiorella Bristot, del direttivo di Belluno Donna, che ha raccontato dello sforzo portato avanti dai centri antiviolenza nelle scuole. Tuttavia, se è vero che i fondi stanziati per il contrasto alla violenza di genere sono aumentati in Italia, sono diminuiti i fondi destinati alla prevenzione, che è fondamentale per generare un cambiamento radicale alla cultura che tollera la violenza. 

CAMBIAMENTO RADICALE

«Dobbiamo lottare per cambiare dalle radici, donne e uomini, questa cultura che tanto male ci fa» ha concluso Bristot. La manifestazione si è conclusa verso mezzogiorno e mezzo, ma tante sono state le persone che si sono fermate per scambiarsi pensieri anche alla fine della manifestazione vera e propria. «Siamo tutti contenti, è stato bellissimo oggi, tutto - ha detto Valentina Reolon, della Casa dei beni comuni, tra le voci principali di questa giornata insieme alle tante associazioni presenti ieri in piazza – . Ci sono persone che ancora si fermano sullo striscione che abbiamo lasciato, leggono e fotografano. La comunicazione e l’educazione sono tutto quello che serve per cambiare in maniera radicale questa differenza che le donne e tante altre minoranze subiscono in questa nostra società».
 

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