Nuovo sacrestano di Cortina: 500 domande, selezione al termine, sono rimasti in tre

Venerdì 12 Febbraio 2021 di Marco Dibona
Il parroco cerca sacrestano: selezioni al termine

CORTINA La prossima settimana dovrebbe concludersi la ricerca di un sacrestano, che lavori nella parrocchia dei santi Filippo e Giacomo, l’unica di Cortina d’Ampezzo. Il parroco don Ivano Brambilla e alcuni suoi collaboratori stanno facendo in questi giorni gli ultimi colloqui con i tre candidati che hanno superato la selezione, dopo che in canonica sono arrivate oltre cinquecento domande di assunzione. 
IL PRECEDENTE
Alla fine dell’anno scorso la parrocchia diffuse l’avviso della ricerca di un nuovo sacrestano e ci furono subito molte richieste, un centinaio, da Cortina, dal Cadore, dalla provincia di Belluno e dal Veneto, per la maggior parte, ma anche da altre regioni d’Italia. Poi la notizia suscitò curiosità, ci furono servizi televisivi e le domande di assunzione si quintuplicarono. «Adesso ci siamo, la parrocchia sta per decidere, per scegliere la persona giusta per questo incarico. Per rispetto delle persone, abbiamo letto tutte le mail e le lettere ricevute, con il relativo curriculum. Ci è voluto tempo; abbiamo riunito il consiglio pastorale, il consiglio parrocchiale per gli affari economici e un rappresentante esterno. La scelta finale terrà conto della predisposizione delle persone per questo tipo di lavoro, che comporta l’accettazione di uno stile di vita non semplice. In chiesa si lavora tutti i giorni di festa, senza dimenticare che le mansioni possono essere talora davvero pesanti fisicamente. Basti pensare a quanta neve si è dovuta spalare quest’inverno, attorno alla chiesa». Nel frattempo don Ivano ha avuto modo di verificare la vicinanza della sua comunità. Numerosi volontari si sono accollati compiti di pulizia, controllo, manutenzione della chiesa parrocchiale. Ad ogni nevicata ci sono stati spalatori pronti a liberare le porte della basilica minore. La gente del paese si è stretta attorno al parroco e alla chiesa che sente sua, in una forma pragmatica di partecipazione, di calore, di sintonia e simpatia. 
LE RESTRIZIONI
Ieri intanto i fedeli hanno sofferto per l’ennesima restrizione dovuta alla pandemia Covid-19: non c’è stata la consueta festa alla chiesa di Grava, nella ricorrenza della Madonna di Lourdes, una delle numerose chiese costruite nei villaggi, sparsi nella conca d’Ampezzo. Per una tradizione che in questo caso si perpetua da oltre un secolo, ma che in altri villaggi risale a diverse centinaia di anni fa, si suole celebrare le messe, recitare i vespri, ma anche fare festa. Quest’anno non si è potuto fare nulla di tutto ciò, nella contrada di Gnoche, dal toponimo ampezzano. Non si potrà fare nemmeno martedì 16 febbraio, nel villaggio di Alverà, per la ricorrenza di santa Giuliana, alla quale è dedicata la chiesetta settecentesca. «Se dovessimo rispettare i parametri delle norme sanitarie contro la pandemia – spiega don Ivano – in quelle piccole chiesette potrebbero entrare poche persone, una manciata. Così celebriamo la messa in basilica. Difficoltà anche per le celebrazioni dei matrimoni, con diverse coppie in attesa del momento in cui potremo aprire le chiese a più persone». 
Marco Dibona
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