Carosello sciistico tra i comprensori: il no del comitato

Mercoledì 19 Febbraio 2020 di Raffaella Gabrieli
La sala Taulac gremita per la presentazione del comitato contro il carosello sciistico
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BELLUNO - «Altro che Dolomiti montagne di Venezia: in Regione sappiano che i monti di Andraz, Cherz e Corte resteranno i monti di Fodom. No all’invasione e allo stupro di quella natura incontaminata. Giù le mani dalla nostra Heimat-patria». Sala Taulac strapiena, ieri sera a Pieve di Livinallongo, per la nascita del comitato “Ju le màn da nosta tiera” che ha individuato in Denni Dorigo il proprio presidente. 
LE CONTRARIETA’ 
«Siamo qua - hanno esordito il presidente Dorigo, il vice Andrea Crepaz e gli altri componenti del consiglio direttivo Damiano De Mattia, Valerio Nagler e Lorenzo Pellegrini - perché abbiamo accettato il mandato della popolazione volto a dire un no secco al collegamento sciistico tra Cortina e Arabba. Con forza ripeteremo per l’ennesima volta alla Regione che spesso parla di noi senza conoscere le cose. «Sono varie le ragioni che motivano la nostra posizione - è stato sottolineato - a cominciare dal fatto che è inaccettabile che un progetto di tali dimensioni, che toccherebbe per il 90% il nostro territorio, non sia mai stato concertato con la popolazione locale. Questo atteggiamento riservatoci dalla politica veneta, sinceramente, ci ha dato profondamente fastidio. E non si dica che sventrare due montagne con quattro mega impianti di risalita rappresenta la lotta allo spopolamento e il miglioramento della mobilità sostenibile. Ci serve ben altro per far restare a vivere qua i nostri giovani: in ambito sanitario, ad esempio, non è possibile che l’Agordino sia l’unica zona del Veneto che dopo le 20 non ha a disposizione nemmeno un’auto medica per soccorrere eventuali urgenze». 
IL PROGETTO 
«Stiamo parlando - è stato detto - di piste non stratosferiche che gli appassionati di sci verrebbero apposta a percorrerle. Si tratterebbe piuttosto di semplici vie di collegamento, lontano dai grandi centri: farebbero quindi fatica a reggersi in piedi economicamente. Al contempo verrebbe distrutto un immenso patrimonio ambientale, quello del Sett Sass, con impareggiabile valenza storica, che va preservato per le generazioni future. Queste montagne vanno guardate con rispetto. E non per egoismo, forse per gelosia». Si è proceduto poi alla presentazione del progetto indicativo - non ne esiste uno ancora ufficiale - e ad un excursus storico dal punto di vista legislativo che, dopo il “no” delle precedenti Amministrazioni Pezzei e Ruaz, ha portato nel 2012 allo stralcio del progetto dal Piano neve. «Ma l’annunciata “legge olimpica” - è stato evidenziato - oltre a portare con sè un sacco di soldi avrà probabilmente la capacità di “soprassedere” ad alcune certezze giuridiche, consentendo magari pericolose eccezioni. Ci appelliamo quindi al dossier per le Olimpiadi 2026 nelle cui 127 pagine la parola sostenibilità e l’aggettivo sostenibile sono stati ripetuti ben 168 volte». In campo a promuovere il carosello sciistico, oltre alla Regione, vi è la società Dolomiti Rete. In sala, tra le molte persone, anche il parroco di Livinallongo don Dario Fontana che già nei giorni scorsi aveva manifestato la propria contrarietà dando degli ingordi” ai fautori del carosello. E poi il sindaco Leandro Grones che ha affermato: «Nessuno mi ha mai chiamato per chiedermi di metterci a un tavolo per parlare di questa idea: ciò è molto avvilente. Ad ogni modo, se proprio devo dirla tutta, per quanto mi riguarda di questo progetto non se ne parla nemmeno».
Ultimo aggiornamento: 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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