L'esempio di Tina Merlin rivive in un premio: nasce il concorso per il giornalismo d'inchiesta

Mercoledì 9 Agosto 2023 di Daniela De Donà
Da destra: il presidente della Provincia Roberto Padrin, la segretaria nazionale della Fnsi Alessandra Costante e Monica Andolfatto, segretaria regionale veneta del sindacato giornalisti

BELLUNO - Tornare al giornalismo di inchiesta, quello che parte dallo scandaglio del proprio territorio. Costruito sul campo con puntigliosa volontà di denuncia. La spinta arriva da un premio di ambito nazionale, alla sua prima edizione: “Dov’è Tina Merlin oggi?”, il suo titolo, presentato ieri a Belluno, a Palazzo Piloni, sede dell’ente Provincia, ed organizzato da Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) che ha manifestato l’intenzione «di mantenerne il nome ma non ingessarlo a Belluno, per renderlo patrimonio di tutte le Regioni d’Italia».

Esportando così nome e operato della bellunese. È rivolto a cronisti e croniste (senza distinzione tra pubblicisti e professionisti, collaboratori e redattori) impegnati sul fronte dei diritti e delle tutele del lavoro, pronti a mettere a nudo diseguaglianze, mostrando «rispetto dell’ambiente e cura del vero». Proprio quello che fu lo sguardo giornalistico di Tina Merlin, nata nel 1926 a Trichiana, ora Comune di Borgo Valbelluna, che sostiene l’evento. 

PRIMA EDIZIONE


A presentare la prima edizione del concorso sono arrivate le voci della segretaria Fnsi, Alessandra Costante, e della segretaria del Sindacato Giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto. Lei, tra l’altro componente di giunta della Fnsi, con referato al settore formazione, ha dato il via all’iniziativa: «Saranno solamente due i riconoscimenti, nel nome di una giornalista donna» ha precisato. E ha aggiunto: «Ci sono tante e tanti Tina Merlin che vivono la difficoltà di accedere alle informazioni, di arrivare alle fonti». Al concorso potranno partecipare tutti i format, datati 2023: dalla carta stampata al podcast, dalla radio-televisione al web. Lo scopo sta nell’omaggio alla Merlin che non si occupò solo della tutela di chi viveva tra Longarone, Castellavazzo e Erto, ma dei lavoratori di Marghera e di Valdagno. 

IL RICORDO


Il bando uscirà, online, dopo Ferragosto con premiazione fissata per dicembre 2023 a Longarone: rappresenterà l’evento di chiusura delle manifestazioni organizzate per ricordare i 60 anni dal disastro del Vajont. La giuria è ancora da definirsi nel dettaglio. Certo vi faranno parte, oltre ad Andolfatto e Costante, la presidente dell’Associazione “Tina Merlin”, Adriana Lotto (ieri rappresentata da Toni Sirena, figlio di Tina e Aldo Sirena) e Roberto Padrin: «Vogliamo così ricordare in modo indelebile la figura di Tina Merlin, esempio di giornalismo – ha affermato Padrin, in veste di presidente della Provincia, sindaco di Longarone e presidente della Fondazione Vajont – ha cercato in tutti i modi di scoprire la verità, cioè che la diga non doveva essere costruita dove è stata costruita. Ma non è stata ascoltata». Sulla nascita del premio ha così precisato Alessandra Costante: «In passato abbiamo solo dato il nostro patrocinio, questa è la prima volta che collaboriamo dando vita ad un premio. E la scelta di intitolarlo a Tina Merlin dà il senso di quello che deve essere il lavoro del sindacato a sostegno dei diritti sociali, esigibili per tutti». 

IL FUTURO


Costante, nel sostegno dei diritti sociali, ha citato gli articoli della Costituzione (1, 4, 21, 36, 37) per arrivare alla considerazione che «il giornalismo oggi è diventato lavoro povero, un ibrido terrificante in cui i lavoratori dipendenti sono una parte minoritaria rispetto ai freelance o ai collaboratori continuativi». Giù, poi, sull’intelligenza artificiale: «Tina Merlin, con il suo modo di fare giornalismo, ci comunica che l’intelligenza artificiale non potrà che occuparsi di questione meccaniche, di copia-incolla. Non potrà mai essere empatica. L’unico antidoto all’invasione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni è l’approfondimento, è l’inchiesta data dalla voglia di scoprire. Come direbbe papa Francesco, guardare con occhi e cuore». 

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