Val Cordevole, torna l'allarme: cavalla sbranata dai lupi nel centro gestito dai carabinieri forestali

Giovedì 1 Febbraio 2024 di Raffaella Gabrielli
Un branco di lupi

SOSPIROLO - Che ci sia l'impronta del lupo sulla morte di una cavalla in località Salet, è più che certo. Anzi, vista la mole considerevole dell'equina, le unghie e i denti che l'hanno azzannata devono essere stati di molti esemplari. La predazione è avvenuta qualche giorno fa nell'area esterna del Centro di riproduzione della razza Maremmana "Val Cordevole", gestito dai Carabinieri forestali, a pochi chilometri di distanza dalla stazione comando di Candaten.

L'ATTACCO
Nella solita trentina di cavalli Maremmani in piena forma, prestanti e scattanti, nei giorni scorsi, gli operatori del sito ne hanno ritrovato uno di meno. Del capo in questione, una femmina, era rimasto solo un cumulo di ossi e pelo: è stato subito lanciato l'allarme-lupi.

Sì perché per riuscire ad aggredire un animale del genere, alto più di un metro e mezzo al garrese, dal peso di diverse centinaia di chili e dallo zoccolo mediamente largo pronto a scalciare, significa che a immobilizzarlo è stato un branco. Questa cavalla, assieme agli altri, pascolava abitualmente in un ampio prato recintato di Salet. Un'area solo in parte elettrificata e che non segue i dogmi attuali di sicurezza. Alla sera vengono ritirati in stalla solo alcuni esemplari, ad esempio le gravide o i piccoli, mentre gli altri rimangono fuori, dove esistono tettoie per farli riparare dal maltempo. Il Centro di Salet, nato diversi anni fa sotto l'egida dell'allora Corpo forestale, venne voluto proprio per la riproduzione di questa specie di cavallo, utilizzato in origine al fianco degli allevatori di mucche e bovini e destinato invece in seguito, per la sua prestanza fisica, anche in altri campi, come ad esempio a servizio dei reparti a cavallo di carabinieri ed ex forestali.

IN PARLAMENTO
Sempre in questi giorni, Federcaccia ha presentato una propria istanza in Parlamento. «Il nostro presidente nazionale Massimo Buconi - afferma il presidente provinciale bellunese Alberto Colleselli - è stato chiaro. Il lupo, e lo ripetiamo ancora per evitare ogni strumentalizzazione che ogni volta in cui si affronta il tema della sua gestione, come di quella di altri carnivori o di qualsivoglia specie, viene subito messa in atto, non è una specie cacciabile e non interessa ai cacciatori che lo diventi. Lo Stato ha uomini e risorse professionali adeguate ad affrontare, se lo vorrà, la questione. Ma come cittadini che vivono la ruralità e ne sostengono le attività, siamo interessati a che la gestione del lupo e dei conflitti che la sua presenza genera, vengano affrontati dalle istituzioni. La nostra, quella esposta a Roma, è una richiesta di sicurezza da parte della società. La gestione adeguata di questa questione rappresenta un elemento cruciale per garantire una convivenza pacifica ed equilibrata tra l'uomo e il lupo».
 

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