Pochi infermieri nelle case di riposo: «Costretti a ridurre i letti»

Martedì 30 Novembre 2021 di Davide Piol
Casa di riposo

BELLUNO - Mancano gli infermieri e Sersa è costretta a tagliare i posti letto per gli ospiti.

C'è preoccupazione nei confronti della casa di riposo Gaggia Lante di Cavarzano ma l'amministrazione comunale ha assicurato che da questo non seguirà un aumento delle rette. A scongiurare il pericolo ci penserà direttamente Palazzo Rosso sborsando circa 610mila euro. La situazione nella casa di riposo più grande della provincia è la seguente: al momento ci sono 137 ospiti su 155 e dal primo gennaio 2022 se ne andranno altri quattro infermieri che costringeranno la struttura a eliminare 20 posti letto. Colpa del covid? Non proprio. Nessuno vuole venire a lavorare a Belluno e gli ultimi due concorsi sono andati deserti.

IL CASO IN CONSIGLIO

«I posti letto si riducono per gli standard della legge regionale 22 del 2002» ha spiegato il sindaco Jacopo Massaro in consiglio comunale. Stando alla norma, deve esserci almeno un infermiere per un certo numero di posti letto. Se mancano professionisti, quindi, gli anziani che la struttura può ospitare diminuiscono: «Rimanere senza infermieri ha continuato Massaro vuol dire abbassare la qualità della prestazione socio-sanitaria. Ma dobbiamo decidere se l'abbassiamo e la diamo a tutti o se invece manteniamo una prestazione elevata dal punto di vista qualitativo ma soltanto a pochi. Oggi la scelta è questa». D'altronde, nell'anno appena trascorso, le spese del Comune sono aumentate. Sersa-Gaggia Lante ha dovuto fare i conti da una parte con le attività volte a scongiurare la nascita di focolai, dall'altra con il problema cronico della mancanza di figure sanitarie. Alcuni infermieri sono stati attratti dal pubblico (cioè sono finiti a lavorare per l'Ulss Dolomiti), altri hanno cambiato lavoro. Ma la carenza di professionisti non è legata alla pandemia.

«PROBLEMA GIGANTESCO»

Certo, quest'ultima può averla incrementata, resa ancora più gravosa, ma non causata. Massaro l'ha definita una questione politica che parte dal passato, con la mancata formazione di medici, infermieri e oss. «L'Ulss ha praticamente dimezzato le guardie mediche ha sottolineato il sindaco non ci sono i medici e gli avvisi vanno a vuoto, per non parlare delle specialità ospedaliere. È un problema gigantesco che potrà essere risolto solo nei prossimi 5-10 anni. La situazione è drammatica». Cosa fare allora? Il Comune ha messo a disposizione una somma pari a 610mila euro per scongiurare l'aumento delle rette degli ospiti a seguito del taglio dei posti letto. «Inoltre ha detto Massaro chiederemo alla Regione che si faccia carico di pagarci le impegnative che non utilizziamo perché mancano gli infermieri. Mi spiego: abbiamo posti letto vuoti, quindi potremmo incassare una certa quota che di fatto non viene incassata. Chiederemo un ristoro immediato del 100%». Palazzo Rosso si muoverà anche su un altro fronte. Ossia, la ricerca di manodopera straniera.

RICERCHE IN MAROCCO E ALBANIA

Il Comune sta prendendo contatti con il Marocco e l'Albania perché sono gli unici paesi in grado di inviare le professionalità richieste. «A Belluno stiamo facendo scappare tutti i medici ha commentato Paolo Gamba, capogruppo di minoranza di Belluno è di tutti Come mai? È una questione di soldi? Da tanti anni sappiamo che c'è questo problema, ma né la Regione né la Provincia né i Comuni si sono fermati a pensare che le nostre case di riposo sono inadeguate per ospitare persone non auto-sufficienti». E ha concluso: «I costi ulteriori legati alla pandemia hanno peggiorato la situazione. Dobbiamo analizzare in modo più approfondito il problema e capire che abbiamo bisogno di case di riposo più moderne. La colpa è nostra, cioè della politica».
 

Ultimo aggiornamento: 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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