Polzotto: "Sempre pronto a riaprire il discorso sulla fusione tra Belluno e San Giorgio Sedico"

Mercoledì 21 Aprile 2021 di Maurizio Ferin
Paolo Polzotto esulta dopo una vittoria con Simone Corbanese

BELLUNO - «Dipendesse solo da me, Renato Lauria è confermato al 100 per cento come allenatore del Belluno. La fusione di cui si era parlato con il San Giorgio? Mi auguro veramente si torni ad affrontare l’argomento». Paolo Polzotto prende posizione senza tabù e senza false ipocrisie, come quando gli si chiede se l’eventuale retrocessione dell’Union Feltre possa rappresentare un danno per il movimento provinciale. «Mah, non direi. Ce n’erano due prima (prima che venisse promosso il San Giorgio: questa è stata una stagione eccezionale, mai vista prima, con tre squadre bellunesi in serie D, ndr), ce ne sarebbero due dopo». Amministratore delegato del club gialloblù che vanta 116 anni di storia, vicinissimo alla prima squadra continuando ad andare in panchina nelle vesti di dirigente accompagnatore, main sponsor con il marchio Ital-Lenti, l’azienda di famiglia: a Paolo Polzotto manca solo di diventare presidente, del “suo” Belluno, per il resto vive la società come pochi, spesso seguito da vicino da papà Leo. Il presidente Lazzari, i vice Perissinotto e Gallio e il resto del consiglio d’amministrazione sanno di poter contare sulla famiglia Polzotto, anche perché Gianluigi Della Vecchia, membro del Cda che non ci stupiremmo di vedere prima o dopo sulla poltrona di massimo dirigente del club, oltre a essere fratello di Moreno, direttore sportivo del San Giorgio, è manager proprio all’Ital-Lenti.
Polzotto, il campionato di serie D si ferma per i recuperi e proprio il Belluno ne dovrà giocare 2: mercoledì 28 a Porto Tolle contro il Delta e domenica 2 maggio a Chioggia contro la Clodiense.
«Preferirei una vittoria e una sconfitta a 2 pareggi, ma sono 2 trasferte difficili».
Servono punti per staccare il San Giorgio nella corsa alla supremazia provinciale: ora siete a +2 ma, appunto, con 2 partite da recuperare.
«Dopo la brutta sconfitta nel derby (0-4, esattamente un mese fa, ndr) staccarli sarebbe almeno una piccola consolazione. Ma ero più stupito prima, di vederli dov’erano, che adesso. Il San Giorgio Sedico è una società che ha disponibilità economiche e ha saputo organizzarsi bene. Si sa che io ero favorevole alla fusione e spero anzi se ne torni a parlare».
Invece l’Union Feltre rischia la retrocessione, ipotesi nefasta per il calcio bellunese.
«Mah, eravamo 2 prima in serie D, saremmo 2 dopo».
Il Belluno non vince dal derby con l’Union Feltre del 28 febbraio. Allora era quarto. Poi ha fatto 3 punti su 18 nelle seguenti 6 partite, e delle ultime 11 ne ha vinta solo una.
«Non eravamo fenomeni prima, non siamo scarsi adesso. E lo dico riferendomi a tutti. Noi della società, lo staff tecnico, i giocatori».
Un calo fisiologico?
«Sì, ma forse conta anche il fatto che gli avversari ci conoscono meglio. Non stiamo facendo bene, raccogliamo poco. E poi da molte partite non riusciamo mai ad andare in vantaggio (l’ultima volta nell’1-0 al Campodarsego del 31 gennaio, ndr)».
Squadra forse appagata?
«Ci vedo più stanchezza che appagamento».
Ma Renato Lauria sarà confermato?
«È fondamentale raggiungere l’obiettivo salvezza, prima di prendere qualsiasi decisione. Comunque, dipendesse solo da me, resta al 100 per cento. Ma è chiaro che dobbiamo parlarne tutti insieme in società».
Lo zoccolo duro del Belluno rischia di perdere qualche pezzo?
«Non credo, la maggior parte di loro non è poi così “vecchia”. A parte Bertagno (che potrebbe smettere, ndr), con cui però non ho parlato».
Mercoledì scorso c’era in tribuna al polisportivo Ivone De Franceschi, ex giocatore di serie A, attualmente nello staff tecnico della Spal. Qualcuno avrà pensato che, oltre ai giovani della Manzanese, sia venuto per studiare Denis Chiesa.
«Qualche società si interessa, ma non ci sono ancora vere richieste. Fossi in Denis, a fronte di una proposta e di un progetto serio, accetterei di cambiare. È chiaro che la nostra società dovrebbe avere un “ristoro” per avere cresciuto il giocatore, ma chi ce lo verrà a chiedere lo sa già».
 

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