Centro anti-violenza: «Uscite dall'ombra: noi siamo qui per ascoltarvi»

Giovedì 26 Novembre 2020 di Daniela De Donà
L'impegno per le donne abusate delle volontarie del centro antiviolenza

L’IMPEGNO
BELLUNO Sergio Mattarella e papa Francesco. Divi del cinema, uomini di partito. Chi ha detto la sua, chi ha partecipato ad un flashmob virtuale. Sta di fatto che, ieri, la violenza sulle donne l’ha fatta da protagonista. Dietro alle belle e giuste parole pronunciate intorno al tema della violenza sulle donne esiste, peraltro, un mondo di volontari che fanno un cosa sola: ascoltano. Sono il filtro, il primo contatto di tante lei che trovano la forza di chiamare. In provincia Belluno Donna, oltre allo storico Centro antiviolenza con sede a Ponte nelle Alpi, ha attivi tre sportelli: a Feltre, Belluno, Sedico. «Rimane sguarnito il Centro ed Alto Cadore, per il momento ci mancano i finanziamenti. Ma la volontà è di arrivare anche là, perché bisogna dare alle donne le possibilità di avvicinarsi facilmente a chi può dare una mano», precisa la vicepresidente di Belluno Donna, Fiorella Bristot. Finanziamenti che sono alla base della sopravvivenza dell’associazione. Arrivano da bandi della Regione, dal Ministero della Pari opportunità, da Csv, da donazioni di privati. 
L’ASCOLTO
Le operatrici volontarie, dopo specifico corso, ricevono le telefonate. «Occorre premettere - spiega Fiorella Bristot - che le operatrici telefoniche hanno il compito di fare la prima valutazione sulla situazione della donna, prendendo appuntamento per un successivo colloquio con le operatrici di accoglienza. Non chiedono mai il nome, perché l’anonimato è fondamentale. Loro stesse mantengono l’anonimato. Danno voce a donne a cui è stata tappata la bocca, non danno mai il consiglio su cosa una donna deve fare, solo la ascoltano ed offrono informazioni. Non si dice, insomma fai questo, fai quello». «L’obiettivo - prosegue - è restituire la capacità decisionale a donne che hanno perso la loro autostima, ridando il coraggio per affrontare in prima persona un percorso che le faccia uscire dalla violenza, autodeterminandosi».
LA VIOLENZA
«Esiste una categorizzazione delle violenze, dalle fisiche alle psicologiche, dalle economiche alle sessuali - dice la vicepresidente di Belluno Donna -. Non esiste una forma senza l’altra. Certo la più sottile è la violenza psicologica, perché è subdola. È l’uomo che ti fa sentire inutile, brutta fragile, sola, incapace, stupida, inetta». Lo dicono i numeri a livello nazionale: la violenza si nasconde dentro le mura di casa. «È proprio così - sottolinea Bristot -. È trasversale, a livello di luogo, di cultura, di appartenenza ad una o ad un’altra classe sociale». E nel lockdown, vi siete fermati? «Le donne che avevano deciso di intraprendere un percorso lo hanno continuato con colloqui non in presenza - prosegue la vicepresidente -. E le operatrici sono state disponibili a rispondere da casa. Certo abbiamo riscontrato un calo di richieste, come era prevedibile con il confinamento. Ma ora alcune stanno ritornando».
LA FOTOGRAFIA
Che dire della tipologia di uomini violenti? «In genere - spiegano da Belluno Donna - a perpetrare la violenza è il compagno o il marito o un ex. Nell’83% dei casi si tratta di uomini italiani, l’1,7% è un vecchio partner». Le vittime sono donne giovani o meno giovani. «I numeri sono più o meno in linea con i nazionali - sottolinea Bristot -. Più della metà hanno tra i 30 e 49 anni, il 16% ha tra i 18 e 29 anni, il 19% tra i 50 e i 60 anni».
IL FUTURO
BellunoDonna, presieduta da Anna Cubattoli, è attiva dal 2003, forte di quaranta socie. Quale l’obiettivo futuro? «Al di là delle azioni più immediate, come operare per l’autonomia economica della donne, il fine più importante dell’associazione sta nel combattere la cultura dominante che ancora tollera e legittima la violenza», conclude la vicepresidente. 
Daniela De Donà 
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