BELLUNO - Ogni giorno quattro bambini con meno di 10 anni e positivi al covid si presentano in uno dei Pronto Soccorso della provincia. È una media.
LA TESTIMONIANZA
Stefano Marzini, direttore del reparto di Pediatria al San Martino di Belluno, racconta che nell’ultimo periodo gli accessi di bambini al Pronto Soccorso sono aumentati in modo importante. Non soltanto rispetto a ottobre dell’anno scorso ma anche a dicembre. «Abbiamo una media di 4 casi al giorno – spiega il primario – piccoli pazienti che accedono al Pronto Soccorso e sono positivi. Ogni tanto vengono spostati in Obi (Osservazione breve intensiva, ndr) per dei mini ricoveri: in questo caso abbiamo avuto una ventina di casi in totale». Sono i bambini più piccoli, di solito, ad aver bisogno di questa breve osservazione perché «gestiscono male la malattia». Per quanto riguarda i ricoveri, invece, sono stati pochi: tre. Su una corsia parallela i medici hanno avuto a che fare anche con due casi di Mis-C: «Una sindrome infiammatoria – chiarisce Marzini – quasi una nuova malattia associata a un quadro infiammatorio generalizzato che colpisce il muscolo cardiaco e quindi i pazienti tendono ad avere insufficienza cardiaca».
LONG-COVID
La novità dell’ultimo periodo sono i ragazzi dai 13 ai 15 anni che continuano ad avere sintomi nonostante il tampone negativo. È il long-covid, emerso già negli adulti e ora diffuso anche tra i più piccoli. «Stiamo cominciando a vederlo nei ragazzi più grandi che hanno avuto il covid – continua il primario di Pediatria – e che continuano ad avere sintomi come mani fredde, cefalee, nausee, cose magari non importanti ma fastidiose che preoccupano i genitori». Diventa allora inutile cercare risposte alla domanda “perché vaccinare i bambini?”. Lo sappiamo già: «Gli effetti collaterali del vaccino sono minimi, come entità e durata, ma quelli del long covid no. Si parla di settimane ed è un fenomeno che richiederà ulteriori risorse da parte di tutti. Perché vaccinare? Perché magari ho un fratellino di uno o due anni che se lo prendesse potrebbe stare molto male».
I PEDIATRI
La situazione viene definita critica anche dagli specialisti che sono abituati a visitare i bambini fuori dagli ospedali, ossia i pediatri di libera scelta. «È un momento di grossa difficoltà – fa sapere Gianpaolo Risdonne, che è anche segretario provinciale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) – c’è stata un’esplosione di positivi tra i bambini che non può essere paragonata all’anno scorso. I numeri sono cinque volte superiori». Questo ha una ricaduta anche sul lavoro che grava sulle spalle dei pediatri: valutazione, segnalazione, tracciamento dei casi, prenotazione dei tamponi, etc. In generale, dice Risdonne, ci sono tanti asintomatici e qualcuno, pochi, con sintomi lievi quali tosse, raffreddore, febbre. «A differenza dell’autunno scorso in cui i bambini febbrili erano negativi – racconta - ora è il contrario, oltre il 90% dei febbrili è positivo. Il mio consiglio è di tenere i bambini a casa quando compaiono i primi sintomi. Riceviamo chiamate di persone che tendono a mandare i figli a scuola anche se hanno la tosse. Contattateci subito ai primi segnali in modo da prenotare il tampone». Con le scuole impestate di positivi e gli ospedali che cominciano a vedere pazienti positivi sempre più giovani, c’è un’unica soluzione: il vaccino. «Abbiamo una buona esperienza di bambini vaccinati ormai – conclude Risdonne – e nessun caso di effetti collaterali gravi. Certo, qualcuno ha avuto un po’ di febbre, cefalee, astenia, ma inferiore al 10% del totale e sono sintomi che si risolvono spontaneamente in poco tempo».
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