Con il sigillo all'alleanza Pd-M5s per palazzo San Giacomo si chiudono vecchi schemi e si aprono scenari nuovi.
I segretari dei circoli Pd di Napoli hanno benedetto, due giorni fa, il patto con i grillini. Da Pianura a San Giovanni a Teduccio, da Chiaia al centro storico, tutti fanno fronte unico con Marco Sarracino, il giovane segretario della Federazione partenopea, per il cosiddetto modello Pomigliano. E stavolta ci sono nomi di primissimo piano che grillini e democrat possono mettere in campo. I ministri Enzo Amendola e Gaetano Manfredi per il partito di Zingaretti, il presidente grillino della Camera Roberto Fico. Tutti graditi ad entrambi i partiti di governo. Insomma, a dispetto degli anni passati, sembra che la rotta sia ben tracciata. «Le dichiarazioni di alcuni esponenti del movimento 5 Stelle campano vanno nella direzione da noi auspicata. Una alleanza larga è quello che occorre a Napoli in questo momento. Deve essere frutto di un percorso chiaro, dove ci si confronterà prima sul programma, poi sulla coalizione, ed infine verrà scelto il candidato sindaco», spiega ieri Pasquale Esposito, responsabile enti locali del partito.
E nella Capitale si ragiona di Napoli nell'ambito di risiko più larghi. In molti sono convinti che per mettere benzina nel motore della maggioranza di governo servano due cose: un rimpasto e un accordo organico Pd-M5s nelle grandi città al voto. Torino, Milano, Roma e, appunto, Napoli. Un accordo che vedrebbe Torino e Napoli con un candidato grillino, Milano e Roma con uno democrat. Ed ecco che palazzo San Giacomo potrebbe essere un naturale approdo per Roberto Fico, attuale presidente M5s della Camera. «Mi piacerebbe come idea fare il sindaco di Napoli. In un'ottica di servizio. Ma sono la terza carica dello Stato e so quanto è importante esercitare questo ruolo, ora sto facendo un qualcosa di molto importante», ha detto l'altro giorno tenendo comunque aperto uno spiraglio. Ma dovrebbe mollare la terza carica dello Stato in un'ottica di nuovi bilanciamenti tra le forze di governo.
Sarebbe comunque un doppio salto nel vuoto. Anzitutto perché non può essere matematicamente certa la vittoria a Napoli e poi perché l'M5s non ha mai sciolto definitivamente il nodo del doppio mandato, uno dei valori cardine del movimento stesso. E, nel caso, Roberto Fico non potrebbe candidarsi per la terza volta dopo l'elezione alla Camera nel 2012 e nel 2018. Nodo che interessa molti big grillini (dal ministro Luigi Di Maio alla sindaca di Roma Virginia Raggi) e che nemmeno i recenti stati generali del movimento sono riusciti a sciogliere. Comunque sia, quella di Fico, rimane una poltrona ambitissima dal ministro democrat Dario Franceschini: perché ti può proiettare dritto verso il Quirinale. E la fine del settennato di Sergio Mattarella non è lontanissima: nel gennaio 2022, pochi mesi dopo le amministrative.
Sullo schema napoletano c'è, però, un'altra incognita e si chiama Antonio Bassolino. L'ex sindaco, infatti, rimane a bordo campo a riscaldarsi ed ha voglia di tentare la scalata a San Giacomo perché rimane scettico sull'accordo Pd-M5s ed è convinto di poter arrivare al ballottaggio, e da quel momento battere chiunque. Lo sanno bene grillini e democratici che, però, sono convinti come alla fine don Antonio sarà in partita con loro.