Lo show di Sgarbi non è stato politicamente scorretto ma inutilmente volgare e insignificante

Mercoledì 5 Luglio 2023

Gentile direttore
mio papà mi diceva sempre che si può dire tutto ma "est modus in rebus"...e cioè bisogna essere sempre rispettosi . Come insegnante poi ho sempre voluto trasmettere questo messaggio ai miei alunni e li ho invitati a non usare parole particolari che richiamano gli organi maschili, dicendo che dovevano rispettare il loro corpo e non dovevano usarle quasi come intercalare. Ora mi meraviglio davvero di leggere le esternazioni dell'onorevole Sgarbi, sottosegretario alla cultura, che è vissuto in un ambiente civile, ha una sorella colta e gentile con cui ha condiviso la stessa educazione. Il suo linguaggio è stato becero, volgare, irrispettoso. E lui si giustifica dicendo che si è liberi di parlare come si vuole !!! Vorrei davvero un commento da lei.


Giovanna Fracca
Padova


Caro lettrice,
non apparteniamo alla categoria dei bacchettoni nè a quella dei cultori del politicamente corretto.

E anche se non ci piacciono, siamo ormai abituati a non scandalizzarci più del necessario per qualche parolaccia dal "sen sfuggita". Ma lo show di cui si è reso protagonista a Roma Vittorio Sgarbi è semplicemente indifendibile: è stata un'inutile e gratuita esibizione di trivialità, dall'insignificante valore. Sommersi dalle critiche, il sottosegretario alla Cultura e il suo improbabile intervistatore Marco Castoldi, in arte Morgan, si sono affannati a citare precedenti illustri, da Robert Duchamp a Roberto Begnini passando da Maurizio Cattelan, per giustificare l'insensato il fiume di volgarità e banalità ascoltate sul palco del Maxxi di Roma. Ma è inutile giocare con le parole o con le citazioni: di culturale, o almeno di corrosivo, di provocatorio, di sorprendente o di anti-conformista lì non c'era proprio nulla. Si sono ascoltate parole e battute talmente insensate e inadeguate al contesto da far pensare che il sottosegretario alla Cultura non avesse chiaro nè dove si trovava (era ospite di una delle principali istituzioni culturali del Paese) nè a quale titolo parlasse (in rappresentanza del governo). Resta poi da chiedersi perché mai un raffinato uomo di cultura come Vittorio Sgarbi, critico d'arte capace come pochi - e forse come nessuno -, di raccontare un capolavoro, di far vivere un dipinto svelandone a chiunque tutta la ricchezza e complessità, debba piegarsi a questo genere di tristi esibizioni. Ma questo, probabilmente, fa parte dei misteri della mente umana.

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