Ombrelloni in piazza San Marco, il no sempre e comunque è comodo per sfuggire al confronto

Mercoledì 5 Agosto 2020
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Caro direttore, 
ho seguito con interesse, nelle settimane scorse, la querelle riguardante il posizionamento di ombrelloni nei plateatici dei caffè di Piazza San Marco per riparare i clienti dal sole estivo e permettere di sfruttare l'intera giornata nella stagione estiva. Fra i contrari c'erano anche la Soprintendenza (inizialmente) e, soprattutto, Italia Nostra che, attraverso Il Gazzettino, ha espresso con veemenza la sua assoluta contrarietà. Ecco, a loro vorrei chiedere di dare un'occhiata a Riva degli Schiavoni, di giorno e di sera, e di farci sapere se ritengono più impattanti gli eleganti ombrelloni della Piazza oppure quegli obbrobriosi banchetti. Un tema, quest'ultimo, sul quale non mi pare che né Soprintendenza né Italia Nostra si siano mai battute (soprattutto i secondi) con la medesima veemenza.

Luciano Giugie

Caro lettore, 
sarà per miei limiti culturali, ma nell'elenco delle brutture vecchie e nuove con cui Venezia è condannata a convivere non riesco proprio a inserire i nuovi, candidi ombrelloni di Piazza San Marco. Anzi, non me ne vogliano i cultori di una diversa idea dell'estetica, ma mi sembra che, oltre ad essere utili, hanno anche una loro eleganza. E del resto come si può osservare in alcuni antichi dipinti, anche nel lontano passato la Piazza ospitava tende parasole. Quindi non vedo proprio come si possano considerare uno sfregio quegli ombrelloni. Confesso che talvolta faccio fatica a comprendere talune posizioni integraliste e radicali. Non ne capisco la ragione né il senso culturale. Non voglio accusare nessuno, men che meno prestigiose associazioni, ma talvolta ho il sospetto - chiamiamolo cattivo pensiero -, che alcune battaglie vengano assunte più per preservare l'esistenza di qualche comitato piuttosto che per impedire presunte violazione della storia, della cultura o dell'ambiente di un luogo. Attestarsi sul no sempre e comunque è del resto la strada più comoda per sfuggire al confronto con il presente. Ma la tutela del passato e del patrimonio non può confondersi con l'immobilismo né con uno sterile passatismo. Talvolta temo che ce ne dimentichiamo.
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