E' un reato nutrire dei dubbi sulle previsioni apocalittiche di Greta Thunberg?

Sabato 21 Dicembre 2019
E' un reato nutrire dei dubbi sulle previsioni apocalittiche di Greta Thunberg?
2
Egregio direttore,
a volte cercare il male nelle persone è forse il nostro modo di sfogare una rabbia repressa nei confronti di chi ha successo. Non ci si meraviglia se a farlo è la gente comune, ma se lo fa un Direttore di giornale, sinceramente un po' di perplessità la si ottiene. Mi riferisco alle critiche rivolte a Greta Thumberg da parte sua, dando ragione ad un suo lettore. Certamente Greta non è una esperta del settore, ma non mi pare lo abbia mai dichiarato. La sua è più una missione e nella storia, ci sono centinaia di casi di persone che sono diventate dei paladini di una causa senza esserne degli esperti. Mi meraviglio che un Direttore si preoccupi di criticare una ragazzina, dichiarando che si batte per teorie ultra ambientalistiche (di teorie stanno morendo solo in Italia più di 90.000 persone per smog, ci sono isole di plastica negli oceani e siti inquinati in tutto il mondo), e non critichi il comportamento di politici che, questi si, continuano a dimostrare ogni giorno la loro incompetenza.
Giovanni Malgarotto


Caro lettore,
le posso assicurare che non ho nè rabbie nè frustrazioni da sfogare. Penso e spero, piuttosto, di poter vivere in un mondo in cui sia possibile esprimere i propri dubbi, senza per questo venire additati come repressi o come conniventi (ma quando mai?) di politici incompetenti. Greta Thunberg ha tutto il diritto di condurre le sue battaglie e di farlo usando gli argomenti che ritiene più opportuni ed efficaci. Nel mio piccolo, senza essere un esperto, ritengo di avere l'eguale diritto a nutrire alcune perplessità. Non verso l'impegno ecologico di Greta, ma verso il catastrofismo ambientalista di cui lei si fa portavoce e che tanta fama le ha fatto conquistare. Un estremismo ecologista che, storicamente, ha prodotto più danni che benefici all'impegno per la salvaguardia del nostro pianeta. Esattamente come Petteri Taalas, il segretario dell'Organizzazione meteorologica mondiale, penso che, di fronte ai cambiamenti climatici, occorra un approccio razionale non «scenari da fine del mondo». La storia del dibattito sul clima è ricca di previsioni apocalittiche, smentite poi dalla storia. Un biologo americano sul New York Times arrivò a sostenere nel 1969 che «saremo scomparsi tutti in una nuvola blu entro 20 anni». Per nostra fortuna le cose sono andate diversamente. La realtà è che le problematiche del clima sono assai più complesse di quanto Greta e i seguaci del climaticamente corretto vogliano farci credere. E per affrontarle più che gli slogan, servono la ragione e la scienza. Se poi affermare questi semplici concetti è un reato di lesa maestà, credo che oltre che per il futuro del nostro clima, dovremo preoccuparci anche per la il futuro della nostra libertà.
Ultimo aggiornamento: 18:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci