Il caldo record e il cambiamento climatico: meglio diffidare dei negazionisti dell'una e dell'altra parte

Venerdì 21 Luglio 2023

Egregio direttore,
fa caldo, molto caldo: su questo non ci sono dubbi. Qualche dubbio l'ho invece sui tanti discorsi che si sentono fare: statistiche allarmanti sulle morti e sulle sciagure a cui cui andremo certamente incontro. E per colpa di chi? Nostra naturalmente. Che, secondo gli ecologisti duri e puri, abbiamo sbagliato tutto e adesso dobbiamo pagare il conto. Ma è proprio così?

Edoardo Pavan


Caro lettore,
benché in questi giorni si siano toccate a Nordest temperature molto elevate, seguite da trombe d'aria e venti esplosivi, è sufficiente fare un salto indietro di 20 anni, al 2003, per trovare nello stesso periodo livelli di caldo ancora più insopportabili. Allora però nessuno o quasi parlava di cambiamento climatico. Ci si preoccupava solo di trovare un po' di refrigerio nella speranza che l'ondata di caldo sahariano o tropicale svanisse quanto prima. Ricordo questo per sottolineare che ciclicamente il clima ci costringe a fare i conti con valori straordinari. Ciò significa, come sostiene qualcuno, che gli allarmi che in questi giorni spesso leggiamo o ascoltiamo sulle terribili conseguenze che i cambiamenti climatici stanno già provocando e provocheranno ancora di più in futuro, sono false e prive di fondamento? No. Che il nostro pianeta stia cambiando non ci sono dubbi: il surriscaldamento globale con le sue numerose, gravi e complesse conseguenze e' un'evidenza scientifica, non una sensazione soggettiva. E a innescarlo, oltre ai naturali cicli della natura, sono molti nostri comportamenti individuali e collettivi. Ma affermare e prendere atto di questa realtà, non equivale ad autoflagellarci. Né tantomeno aderire a qualche corrente di pensiero eco-catastrofista che usa il clima per mettere in discussione i nostri modelli di vita. Cioè per far politica. O per dare una ragione di vita a se stesso, piuttosto che al resto dell'umanità. Il nostro modo di vivere va certamente rivisto e aggiornato. Com'è già avvenuto tante volta nella storia dell'uomo. Non perché sia radicalmente sbagliato, ma perché in alcuni suoi aspetti non è più sostenibile (parola spesso usata a sproposito, ma non in questo caso). E possiamo farlo modificando abitudini e politiche, ma anche sfruttando ciò che l'evoluzione scientifica ci mette a disposizione. Ciò che bisogna evitare è di rimanere vittima di qualsiasi estremismo negazionista. Tanto quello di chi predica che è sempre stato così e che non sta succedendo nulla. Tanto quello di chi, con qualche nostalgia per ideologie già sconfitte dalla storia, sostiene che senza rinunciare al nostro modello di sviluppo, cioè senza cancellare il nostro modo di essere, andremo incontro alla inevitabile catastrofe. Ambientale e umana.
 

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