Ciò che la battaglia ideologica nasconde sotto il burkini. Indossarlo è una libera scelta o sottomissione?

Mercoledì 23 Agosto 2023

Caro direttore,
ho letto nei giorni scorsi anche un po' divertito, l'intervento di un lettore secondo cui è sbagliata l'ordinanza della sindaca di Monfalcone che vuole vietare alle donne musulmane di entrare in acqua completamente vestite, cioè con il burkini. Il lettore definisce anche "misteriosi percorsi mentali" quelli della sindaca che vuole vietare tutto ciò. Cioè non è misterioso il percorso mentale di chi va in acqua completamente vestito, macché, misteriosi sono quelli come noi che andiamo a fare il bagno in costume. Poi a inquinare l'acqua sappiate che sono le vostre creme solari secondo il lettore, mica i vestiti intrisi di sudore di queste poverine che sono costrette ad andare in spiaggia bardate dalla testa ai piedi. Stendere un velo pietoso.

Riccardo Gritti
Venezia


Caro lettore,
anche sull'uso del burkini in Italia si è scatenata la solita battaglia ideologica. Chi è favorevole si erge a difensore dei diritti e della libertà di scelta e accusa chi è contrario di essere oscurantista, intollerante e nemico dell'integrazione. Chi vuole vietare il costume musulmano afferma invece il principio che chi sceglie di vivere in un paese deve accettarne regole e usi, non imporre le proprie e imputa ai pro-burkini di non voler tutelare la nostra cultura e identità.
Il dibattito ha già diviso la Francia dove già un decennio fa ci furono i primi pronunciamenti e le prime polemiche. Lo scorso anno il Consiglio di Sato francese si è espresso contro l'uso del burkini nelle piscine pubbliche in nome del superiore principio della laicità dello Stato che non può essere messa in discussioni da particolari esigenze religiose. Ma il dibattito resta aperto e divide la politica in modo assai più trasversale di ciò che accade in Italia, dove se sei di sinistra deve essere pro burkini, sei sei destra devi essere contrario.
La realtà un po' più complessa, perché la scelta di usare il costume da bagno islamico ha implicazione molto più profonde del semplice diritto a vestirsi come meglio si crede. Lo dimostra la riflessione di una delle figure storiche del femminismo italiano, Lorella Zanardo. La quale, pur premettendo che i divieti non le sono mai piaciuti, pone però un'altra, provocatoria domanda: c'è una donna che veramente e liberamente vuole indossare il burkini? La sua riposta è senza appello: no. Chi lo fa è costretta da un'imposizione diretta, da parte del marito, o indiretta, dalle tradizioni culturali e religiose. La Zanardo, dopo aver anche sperimentato personalmente l'uso del burkini e averne verificata tutta la scomodità, si dice certa che nessuna donna con piena capacità di autonomia e con la piena possibilità di autodeterminarsi, potrebbe scegliere di andare in spiaggia in burkini. E anche coloro che lo rivendicano come una loro libera scelta, in realtà subiscono un'imposizione.
Si tratta certamente di un punto di vista originale e provocatorio.

Ma che ci costringe a farci una domanda: il sì al burkini è davvero una scelta a favore della libertà della donna o non diventa piuttosto la conferma di una condizione di sottomissione della donna a regole decise da altri contro la sua libertà di scelta? Prima di emettere facili 

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