Si ripareranno le ferite grazie ai «segreti» delle cozze

Giovedì 2 Settembre 2021
Si ripareranno le ferite grazie ai «segreti» delle cozze

Le cozze potranno essere usate per riparare le ferite grazie ai loro "segreti" utilizzati per uno gel (dell'Istituto Terasaki per l'innovazione biomedica) in grado di curare con la forza, l'elasticità e la «capacità adesiva» dei mitili.

Gli idrogel sono ovunque nella vita di tutti i giorni. Sono polimeri che possono assorbire e trattenere l'acqua e si trovano in molti prodotti di consumo quotidiano come le lenti a contatto o i pannolini usa e getta. Sono utili anche in diverse applicazioni mediche grazie al loro alto grado di biocompatibilità e alla loro capacità di degradarsi e di essere riassorbiti nel corpo. Queste qualità consentono agli idrogel di simulare il tessuto vivo per la sostituzione o la loro rigenerazione.

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Una delle più utili di queste applicazioni in ambito sanitario è legata alla guarigione delle ferite: ne facilita la formazione di vasi sanguigni, l'attivazione delle cellule immunitarie, la prevenzione della morte di cellule e tessuti vivi e persino la riduzione del dolore. Gli idrogel naturali, in particolare quelli di gelatina metacriloilica (Gelma), sono preferiti per la loro biosicurezza e biocompatibilità. Ma il loro utilizzo è ostacolato dalle loro proprietà meccaniche scarse come l'elasticità limitata, la parziale fragilità e rigidità e la loro incapacità di aderire alle superfici dei tessuti.

Ecco perché gli studiosi hanno analizzato le cozze che secernono fili che vengono utilizzati per attaccarsi alle superfici. Per formarli, i molluschi producono proteine in ambiente acido, che dopo l'esposizione all'acqua leggermente alcalina; subiscono un cambiamento chimico. I ricercatori hanno aggiunto all'idrogel Gelma grandi quantità di dopamina, un analogo chimico della proteina delle cozze che permette di attaccarsi dovunque. I risultati hanno dimostrato che l'aggiunta di grandi quantità di questo prodotto potrebbe aumentare l'elasticità dell'idrogel di quasi sei volte e la sua forza di oltre tre. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Acs Applied Materials & Interfaces.

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 11:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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