Sirolo, ucciso con una fiocina nel traffico. La testimone: «Ero lenta, non conoscevo la strada. Il killer è sceso dall'auto come una furia»

Il racconto della 40enne che era in una delle auto coinvolte nella folle lite. Klajdi Bitri è morto a 23 anni

Lunedì 28 Agosto 2023 di Federica Serfilippi
Sirolo, ucciso con una fiocina nel traffico. «Ero lenta, non conoscevo la strada. È sceso dall'auto come una furia»

SIROLO - «Se l’è presa perché guidavo lenta, non conoscevo la strada. È sceso dall’auto ed ha iniziato a litigare con mio marito. Poi l’ha picchiato con calci e pugni. Era una furia. In sua difesa sono intervenuti tre nostri amici. Quando se li è visti davanti, il killer ha aperto il portabagagli, ha preso la fiocina e ha sparato a Klajdi. In mezzo al petto. È morto subito». Le parole tremano quando escono dalla bocca ripensando a quegli attimi di terrore vissuti ieri pomeriggio, a Sirolo, quando stava al volante dell’auto che trasportava il marito e i loro due bambini. 


Il pranzo, poi la spiaggia


Lei, 40enne anconetana, doveva raggiungere il mare in compagnia della famiglia e dei tre ragazzi che procedevano a bordo della Mercedes dove stava il 23enne ucciso con un colpo di fiocina. «Eravamo stati tutti insieme a pranzo a Marina di Montemarciano - racconta la 40enne ancora sotto choc - e per il pomeriggio avevamo deciso di venire al mare a Sirolo.

Alla rotatoria mi sono fermata un attimo, non conoscevo bene la strada». E lì deve essere scattato qualcosa nella testa dell’algerino, Fatah Melloul, arrestato dai carabinieri per l’omicidio del giovane operaio. 

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Il terrore


«La persona che stava nella Opel si è arrabbiata, è scesa dall’auto e ha iniziato a litigare con mio marito. L’ha aggredito con calci e pugni. Per difenderlo sono arrivati i nostri amici, che con la Mercedes stavano dietro alla Opel». Per non far vedere scene di violenza ai suoi piccoli, la 40enne ha girato l’angolo con la sua auto. A pochi metri di distanza dal punto dove ha parcheggiato è andata in scena la tragedia. «Quando l’aggressore ha visto che erano in tre - continua il racconto - ha aperto il portabagagli e ha preso la fiocina. Li ha inseguiti e ha sparato a Klajdi. S’è rimesso in macchina, guidata da una ragazza, ed è fuggito». In direzione Ancona. La riflessione della 40enne: «Andare lenti in auto quando non si conosce la strada è normale, non è normale reagire in questo modo. A mio marito l’ha fatto nero. Era fuori di sé. Si poteva pensare che finisse in questa maniera?». Le lacrime le sgorgano dagli occhi a ripensare alla tragedia che ha rovinato una giornata che doveva essere di relax, passata con i suoi amici. 

 


E piange ancora di più a quando pensa al giovane Klajdi, arrivato in Italia quando non aveva neanche 18 anni. Gran lavoratore, in una ditta dei cantieri navali, aveva la passione per il calcio, tanto da militare in Terza Categoria con la Nuova Aquila, squadra multietnica che ha fatto dell’eterogeneità dei suoi atleti il suo punto di forza. Aveva un rapporto speciale con la mamma, rimasta in Albania con il papà. «La chiamava sempre» ricorda la 40enne. «Lui era un buono, un bravo ragazzo. Ma veramente». 

Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA