Terrorismo, l'Intelligence: Italia sempre più esposta, rischio giovani jihadisti Isis

Mercoledì 2 Marzo 2016
Terrorismo, l'Intelligence: Italia sempre più esposta, rischio giovani jihadisti Isis
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L'Italia «appare sempre più esposta» alla minaccia jihadista, anche se non sono emersi specifici riscontri su piani terroristici. Lo rileva la relazione annuale dell'intelligence inviata oggi al Parlamento, sottolineando come nella propaganda jihadista non siano mancati i riferimenti all'Italia come nemico per i suoi rapporti con Usa e Israele e per il suo impegno contro il terrorismo. La maggiore esposizione al rischio emerge anche in relazione al Giubileo e alla possibile attivazione di nuove generazioni di aspiranti mujahidin che aderiscono alla campagna promossa dall'Isis.

Nessun riscontro di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori dal Nordafrica, mentre il rischio «si presenta più concreto» lungo la rotta balcanica, zona di transito privilegiato di foreign fighters (oltre 900 sono partiti da lì per i teatri di guerra), nonché area di «realtà oltranziste consolidate».

«La massa di persone in movimento verso lo spazio comunitario - osserva la relazione - oltre a costituire un'emergenza di carattere umanitario, sanitario e di ordine pubblico, può presentare insidie sul piano della sicurezza». E l'attività d'intelligence si è focalizzata sulle possibili contaminazioni tra immigrazione clandestina e terrorismo, anche alla luce del fatto che «i contesti di crisi siriana, irachena, libica, subsahariana e del Corno d'Africa sono infiltrati in parte da espressioni terroristiche di matrice islamista che possono inquinare i canali dell'immigrazione e sottoporre alla radicalizzazione elementi poi destinati ad emigrare nei Paesi europei».

Va poi considerato, aggiungono gli 007, «come l'aver vissuto in aree di guerra, talvolta partecipando attivamente ai combattimenti, possa conferire ai nuovi migranti un profilo potenzialmente critico, derivante soprattutto dall'expertise 'militarè acquisita». In Libia, da dove proviene il 90% dei migranti sbarcati in Italia, «operano organizzazioni di trafficanti strutturate e flessibili, a prevalente composizione multietnica, in grado di gestire tutte le fasi del trasferimento». In Italia proliferano gruppi criminali etnici composti prevalentemente da egiziani, del Corno d'Africa e rumeni, specializzati sia nella falsificazione documentale sia nel fornire assistenza ai migranti per il trasferimento dai centri di accoglienza alle località di destinazione nel Nord Europa.

È emersa inoltre l'operatività di sodalizi brindisini attivi nel trasferimento di migranti dalle coste della penisola balcanica meridionale verso l'Italia.

Quanto alla diffusione del radicalismo islamico nei Balcani, i servizi indicano rischi «sia per il suo potenziale destabilizzante, sia per l'eventualità di un insediamento nella regione di basi logistiche in grado di supportare pianificazioni terroristiche contro Paesi europei, incluso il nostro».

I servizi valutano «con estrema attenzione i crescenti segnali di consenso verso l'ideologia jihadista emersi nei circuiti radicali on-line, frequentati da soggetti residenti in Italia o italofoni: si tratta di individui anche molto giovani, generalmente privi di uno specifico background, permeabili ad opinioni 'di cordatà o all'influenza di figure carismatiche e resi più recettivi al 'credò jihadista da crisi identitarie, condizioni di emarginazione e visioni paranoiche delle regole sociali, talora frutto della frequentazione di ambienti della micro delinquenza, dello spaccio e delle carceri».

Il fenomeno è confermato dalla diffusione di testi tradotti in italiano nei quali si esortano i 'lupi solitari' a colpire. Accanto alle 'giovani leve', non vanno dimenticati «i rischi derivanti dalla generazione di estremisti della 'prima ora', già facenti parte di reti di supporto logistico/finanziario al jihad smantellate tra i secondi anni '90 e primi 2000, che - sfuggiti all'azione di contrasto o tornati in libertà dopo un periodo di detenzione - potrebbero sentirsi nuovamente 'chiamati alla causa' ed attivarsi direttamente o fornendo assistenza a emissari provenienti dall'estero».

Occhio anche ai «contesti parentali e amicali, all'interno dei quali sono tuttora mantenuti rapporti con estremisti espulsi dall'Italia o con foreign fighters intenzionati a reclutare nuovi adepti», così come agli ex combattenti libici giunti nel tempo in Italia anche per cure mediche, nonchè agli «ambienti carcerari, ove i detenuti per reati comuni sembrerebbero i più vulnerabili a percorsi di radicalizzazione ideologico-religiosa».

«È da ritenere elevato il rischio di nuove azioni in territorio europeo» da parte del terrorismo jihadista; potrebbero essere «attacchi eclatanti sullo stile di quelli di Parigi». Lo indica la relazione annuale dell'intelligence inviata oggi al Parlamento. Parigi, evidenzia la relazione, «ha verosimilmente inaugurato una strategia di attacco all'Occidente destinata a consolidarsi». I rischi arrivano sia da emissari dello Stato Islamico inviati ad hoc, inclusi foreign fighters addestrati in teatri di guerra, che da militanti già presenti e integrati-mimetizzati in Europa. 

Ultimo aggiornamento: 17:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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