Migranti, la protesta di sindaci e governatori: «Situazione ingestibile». Oggi Meloni in Tunisia

Braccio di ferro fra enti locali e prefetti: "Li mandano da noi senza preavviso"

Domenica 16 Luglio 2023 di Francesco Malfetano
Migranti, la protesta di sindaci e governatori: «Situazione ingestibile». Oggi Meloni in Tunisia

Centosedicimila. Sono i migranti che, secondo gli ultimi dati disponibili, si trovano in questo momento nei centri di accoglienza italiani. Quasi la metà distribuiti in "sole" sei regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Sicilia e Campania. Una pressione monstre per la rete nostrana, che è peraltro destinata ad aumentare con gli arrivi degli ultimi giorni. Sulle coste italiane infatti, nella settimana che sta per chiudersi sono sbarcati in quasi 6mila, portando (a ieri) il totale degli irregolari a 75.067. Tant'è che il sistema di accoglienza diffusa con cui il Viminale sta cercando di gestire il flusso di arrivi inizia a mostrare più di qualche affanno. Non tanto perché il piano per gli hotspot necessari ad accelerare i rimpatri è ancora in divenire (il commissario all'Emergenza migranti Valerio Valenti sta individuando in questi giorni le aree da coinvolgere), quanto perché diversi amministratori locali appaiono tutt'altro che disponibili ad accogliere ancora sui propri territori. Le motivazioni sono spesso dettate da una sorta di «cortocircuito politico», spiega una fonte governativa, che porta «governatori e sindaci di sinistra a schierarsi per il "no" per fare un dispetto a Giorgia Meloni», e quelli di centrodestra «a dover rendere conto ai propri cittadini delle posizioni tenute negli anni passati».

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IL VENETO

E così in Veneto, dove i migranti accolti sono 7.445 secondo il ministro dell'Interno, il governatore leghista Luca Zaia, necessariamente sostenitore dell'accoglienza diffusa, si trova alle prese con i malumori dei "suoi" sindaci che nelle prossime settimane saranno chiamati a garantire quasi 4mila posti aggiuntivi.

Il sistema dell'accoglienza diffusa sul territorio, non trova infatti il gradimento di molti primi cittadini che, anzi, accusano le prefetture di «scaricare» i profughi senza preavviso. Eclatante è stato il caso Castelgomberto, nel vicentino, dove 3 giovani (due tunisini e un gambiano) assegnati al Comune pochi giorni fa, sono stati "sfrattati" dagli spogliatoi del campo di calcio in cui erano stati sistemati perché - secondo l'amministrazione - sono arrivati senza adeguato preavviso e organizzazione, costringendo quindi l'Ufficio Territoriale del Governo a riprenderli in carico. Idem per Cornedo Vicentino (11.700 abitanti) dove martedì scorso tre migranti tunisini, dopo aver trascorso qualche giorno a Mestre, sono stati semplicemente accompagnati nella piazza principale del paese, generando una sequela incredibile di polemiche. La vicenda migranti, in pratica, in Veneto rischia di diventare politicamente esplosiva.

Tant'è che dopo le proteste sono stati rinviati i vertici tra i primi cittadini e le prefetture in cui sarebbero dovute essere individuate nuove soluzioni. Situazioni simili però riguardano molte Regioni, a testimonianza che l'emergenza nazionale dichiarata ad aprile scorso sta rapidamente risalendo da Sud verso Nord. Se Sicilia e Calabria ancora aspettano risposte sugli hotspot regionali di primissima accoglienza promessi qualche mese fa, il leghista friulano Massimiliano Fedriga, messo sotto scacco dalla rotta balcanica, ha finito con il contestare il sistema definendo l'accoglienza diffusa «un grandissimo fallimento». In Emilia-Romagna Mauro Giannini, il sindaco leghista di Pennabili, nel riminese, ha introdotto una sanzione da 1500 a 15mila euro per i proprietari o gestori di immobili che ospitano migranti. In Toscana invece, dove nelle prossime settimane si dovrebbe trovare spazio per accogliere 3mila migranti, il governatore del partito democratico, Eugenio Giani, lamenta di essere stata «penalizzato» perché i calcoli sulla redistribuzione degli arrivi si basano sull'estensione territoriale delle regioni, sfavorendo appunto quelle con superfici maggiori.

Un'emergenza "annunciata" per cui oggi Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen e Mark Rutte saranno di nuovo in Tunisia, sperando che il presidente Kais Saied, in cambio di sostegni economici necessari a porre un argine alle partenze, accetti di firmare un memorandum che lo impegna a compiere riforme liberali per un Paese che rischia di ritrovarsi sul baratro della dittatura.
 

Ultimo aggiornamento: 09:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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