La Russa, la procura di Milano sequestra il cellulare del figlio Leonardo (ma non la sim). Lo staff del presidente: «Basta offese mediatiche»

Il ragazzo è indagato per violenza sessuale​, Ignazio La Russa: "Non ho più detto una parola"

Venerdì 14 Luglio 2023
La procura di Milano sequestra il cellulare di Leonardo La Russa (ma non la sim). Lo staff del presidente: «Basta offese mediatiche»

La misteriosa serata del 18 maggio all’esclusivo Apophis Club di via Merlo si sta delineando in questi giorni davanti ai magistrati milanesi. Attraverso le parole dei ragazzi presenti nella discoteca quella notte, oltre ai racconti di amici e conoscenti di Leonardo Apache La Russa, proseguono le indagini sulla presunta violenza sessuale di cui si sarebbe reso responsabile il figlio del presidente del Senato. Altri dettagli, poi, potrebbero emergere proprio dal telefono del ragazzo, consegnato ieri da lui stesso agli agenti della Squadra Mobile di Milano.

La procura, infatti, stava valutando la possibilità di richiedere alla Giunta l’autorizzazione a procedere del Senato per riuscire a sequestrarlo, in quanto la sim risulta intestata allo studio legale del padre, che è la seconda carica dello Stato. Un passaggio che per ora è stato evitato chiedendo a La Russa junior di consegnare il telefono senza sim. Cosa che il ragazzo ha fatto, presentandosi in questura accompagnato dalla madre.

La Russa, sul figlio indagini allargate: nuovi testimoni per capire se la ragazza era stata drogata

Intanto, tra chi è stato chiamato a rispondere alle domande di inquirenti e investigatori, spunta un primo racconto che apparirebbe in contrasto con la denuncia presentata dalla ragazza di 22 anni che accusa l’ex compagno di scuola. Nonostante lei stessa abbia dichiarato di non avere alcun ricordo delle ore trascorse nella discoteca di Milano, una conoscente ha spiegato che non sembrava «particolarmente alterata». L’amica della 22enne che era con lei nel locale, però, la mattina seguente le aveva scritto in chat di averla vista perdere lucidità dopo avere bevuto un paio di drink. Da qui, il sospetto che il terzogenito del parlamentare di Fratelli d’Italia possa averla «drogata» prima di violentarla a casa sua a fine serata. Dagli esami a cui è stata sottoposta alla Clinica Mangiagalli il giorno dopo, è risultata positiva sia alla cocaina che alla cannabis e alle benzodiazepine. 

LE TESTIMONIANZE

È dunque fondamentale, in questa fase dell’inchiesta condotta dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro, raccogliere le testimonianze di quante più persone possibili per chiarire, tra gli altri aspetti, in quali condizioni fosse la giovane quella notte. Oltre a tre amiche di lei, sono già stati ascoltati anche la madre e il titolare dell’Apophis, e alcuni ragazzi che potrebbero avere visto o sapere qualcosa. Intanto, nel cellulare di Leonardo verranno cercati eventuali contatti avuti a partire dal 19 maggio, quando la presunta vittima si è svegliata a casa La Russa senza sapere cosa fosse accaduto. Lei stessa, in sede di denuncia, aveva dichiarato che Apache aveva tentato di chiamarla su Instagram il giorno dopo, ma lei non aveva risposto «per paura». 

Da parte sua, Ignazio La Russa ha fatto sapere di essere «sereno» perché del caso «si sta occupando l’avvocato Adriano Bazzoni». Intercettato ieri dalle agenzie di stampa, mentre si trovava a un bar vicino al suo studio legale nei pressi del palazzo di Giustizia, il presidente del Senato si è limitato a dire: «mi va dato atto che su questa vicenda non ho più detto una parola». Per «tutelare l’onorabilità» della sua famiglia dalla «speculazione politica», però, il presidente del Senato - confermando di avere «piena fiducia nell’operato dei magistrati» -, ha dato mandato a un altro legale di raccogliere «tutti gli elementi che esulano dal normale esercizio del diritto di cronaca e di critica».

Non risulta «più tollerabile la condotta di chi si sostituisce ai pm con pretese di indagine e richieste istruttorie», ha comunicato il suo staff in una nota. «Travalica ogni rispetto l’operato di associazioni di sinistra che affiggono manifesti e preannunciano flashmob politici e diffamatori. Per tacere dei social. Per queste ragioni, si rinnova l’invito ad affidarsi unicamente al lavoro degli inquirenti e ci si augura che termini ogni speculazione politica della vicenda». Nelle ultime ore, infatti, a Milano sono comparsi alcuni manifesti affissi dal movimento femminista Non una di meno con la scritta «el violador eres tu» e la foto di padre e figlio i cui volti sono coperti da due strisce di testo con scritto «i loro soldi al sistema centri antiviolenza patriarcale» e «sorella, noi ti crediamo».
 

Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci