La Corte di Appello di Milano ha revocato, nei giorni scorsi, un decreto del Tribunale per i Minori di Milano che aveva limitato la responsabilità genitoriale di una coppia di Testimoni di Geova perché questi ultimi, «esercitando una facoltà riconosciuta loro dalla legge, avevano chiesto ai medici dell'ospedale di Legnano di curare la loro figlia con strategie mediche che non prevedessero l'uso di emotrasfusioni».
I giudici hanno inoltre rilevato che «il Tribunale non si sarebbe dovuto pronunciare - riferiscono ancora i Testimoni di Geova - perché, in base alla legge sul biotestamento, la competenza a decidere le controversie in caso di dissenso fra genitori e medici sui trattamenti sanitari da praticare ai minori spetta in via esclusiva al Giudice Tutelare». Nel settembre del 2019 i genitori avevano fatto ricoverare la loro bimba di 10 mesi, vittima di una caduta, all'ospedale di Legnano (Mi), dove era stata sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere un ematoma alla testa. Dopo l'operazione, il medico di turno voleva somministrare una trasfusione di sangue come terapia di supporto per far rialzare i valori ematici. Di fronte alla richiesta dei genitori di utilizzare terapie mediche alternative, il medico aveva allertato prima i carabinieri e poi la Procura, che aveva chiesto e ottenuto il giorno dopo dal Tribunale per i Minorenni il provvedimento di limitazione della responsabilità dei genitori. «Contrariamente a quanto alcuni pensano - commenta Massimo Cordone, per 40 anni ginecologo presso il reparto maternità dell'Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova - i figli dei testimoni di Geova non sono mai in pericolo di vita per motivi religiosi» perché «per legge, se un minore si trova in reale, oggettivo e acclarato pericolo di vita, i medici possono intervenire senza bisogno di avere il consenso dei genitori o di un giudice».