«Guadagno più di un casinò». Preso Nicitra il re del gioco d'azzardo

Mercoledì 12 Febbraio 2020 di Valentina Errante
«Guadagno più di un casinò». Preso Nicitra il re del gioco d'azzardo

«Un'unica linea tra passato e presente». Dalla Banda della Magliana ai giorni nostri. Con Salvatore Nicitra, da Palma di Montechiaro, classe 57, la criminalità romana ha traghettato nel nuovo millennio. Lui, con una storia che parte da lontano, «arruolato nella banda per la conduzione dei circoli privati», come ha raccontato Maurizio Abbatino: «amico di Giuseppucci e referente di Enrico De Pedis», fino a ieri era il quinto re di Roma, dal carcere, dove è finito nel 2018, gestiva ancora gli affari, attraverso i cugini e la compagna. Ora, come allora, il business è quello del gioco clandestino, che intanto si è evoluto sulla rete. Milioni all'estero, incassati grazie ai Totem, piazzati a forza nei bar di Roma Nord, collegati a una piattaforma abusiva, che consentiva di sfuggire al controllo del fisco. Poi il business del lotto clandestino, ma anche le chiavette per far giocare in casa gli utenti. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Vilma Passamonti ha disposto il carcere per 38 persone e il sequestro di beni per 15 milioni. Ma le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, coordinati dal procuratore Michele Prestipino e dal pm Nadia Plastina, sono andate anche a ritroso nel tempo. Nicitra non è accusato soltanto di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso finalizzata alla frode telematica per il gioco d'azzardo illegale, al riciclaggio, all'intestazione fittizia di beni e all'estorsione, «l'ultimo tassello» di cui parlano gli inquirenti sono quattro omicidi mai risolti e un tentato omicidio. Nulla sembra cambiato. Scrive il gip: «L'ultimo movente, immutato nel tempo, resta il controllo del territorio e delle relative attività economiche nel settore del gioco d'azzardo ed illegale, dell'usura e dell'estorsione, con le collaterali attività di riciclaggio». I soldi volano all'estero, da Malta ad Hong Kong, passando per l'Europa dell'Est. Il modello è quello di un tempo. Nicitra, in un'intercettazione ricorda: «Io qui avevo le case da gioco più importanti di Roma e d'Italia io facevo il gioco con i soldi che guadagnavo neanche il casinò li guadagnava io».

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GLI OMICIDI
Si torna agli anni Ottanta. Tre morti nel quartiere romano di Primavalle. Un altro nell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, dove Nicitra era stato ricoverato grazie a una perizia che lo aveva salvato dalla condanna: «Totalmente incapace di intendere e di volere». Giampiero Caddeo, muore nell'agosto dell'83, a causa del crollo di una parte divisoria della sua cella, per l'esplosione della bomboletta di un fornello a gas, innescato da Nicitra per uccidere Roberto Belardinelli che, in quel momento, era assente. Cinque anni dopo, il 12 novembre dell'88 più uomini armatim, a Primavalle, esplodono colpi d'arma da fuoco, Paolino Angeli, Franco Martinelli e Belardinelli. Il primo morià sul colpo e mentre Martinelli sopravvive, le ferite, alcuni giorni dopo costeranno la vita a Berardinelli. Dopo dodici giorni, sempre a Privalle tocca a Valentino Belardinelli, fratello di Roberto, a sparare sono in due. L'ultimo tassello è Nicitra. Il mandante è sempre lo stesso, Nicitra, almeno per i pm che hanno rivalutato le dichiarazioni rese, tra l'84 ed il 95, da un collaboratore di giustizia vicino al Nicitra e trovato riscontro nelle convergenti dichiarazioni di altro collaboratore.

LA BUONA ENTRATA
«Chiariamo subito i ruoli: qua su Roma Nord tu non metti un chiodo e se mette un chiodo devi passà prima da me». Il controllo era totale. Nicitra piazzava i suoi totem, collegati con una piattaforma all'estero nei locali, garantendo una «buona entrata» agli esercenti. Tra 1.500 e 3000 euro in tutto. Scrive il gip: «Nicitra esercita un'egemonia assoluta per quanto attiene il gioco d'azzardo - lecito ed illecito - e in particolare sulla gestione dei giochi d'azzardo virtuali, eludendo completamente i controlli dei Monopoli di Stato. Per gestire in via diretta ed ufficiale tali attività apparentemente lecite, Nicitra si serve di diverse società tutte intestate a prestanome». Nessuno osa opporsi: «In ragione di una sorta di intimidazione silente - spiega il gip - Nicitra e i suoi sodali si riescono ad imporre, facendo leva sul suo noto spessore criminale».
IL MECCANISMO
Centottantuno le sale sotto il suo controllo. Per installare i congegni elettronici l'organizzazione modificava i dispositivi elettronici alterati attraverso l'introduzione di una doppia scheda, che, grazie a una combinazione di tasti della consolle dell'apparecchio, o comunque di modifiche al software, consentiva l'accesso accanto a quelli leciti di giochi d'azzardo illeciti. L'incasso veniva raccolto in sedi diverse da quelle autorizzate attraverso internet. Di lui dicevano i suoi sodali: «No dico tu immaginati che attrezzo che poteva essere lui (quando aveva 30-40 anni, cioè io conosco gente di zona che si è fatta 15-16 anni di carcere, c'hanno tutti paura.G ente che ha fatto omicidi. Fermate proprio non lo devi contraddire iton gli devi mai dire niente ma che stai a scherza? C'hanno tutti il terrore in zona è una cosa allucinante».
 

Ultimo aggiornamento: 10:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA