I giudici della Corte d'assise di Bergamo hanno rigettato la richiesta dei difensori di Massimo Bossetti di avere accesso ai reperti del processo conclusosi con la condanna all'ergastolo del muratore di Mapello per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio avvenuto il 26 novembre 2010.
Atti a Venezia
I giudici della Corte d'assise di Bergamo hanno anche disposto, come chiesto in aula dal procuratore Antonio Chiappani, la trasmissione degli atti alla Procura di Venezia per le «opportune valutazioni». Il magistrato, il 19 maggio, aveva denunciato presunte scorrettezze dei difensori (nei mesi scorsi era stato presentato un esposto contro i pm orobici) e sarà ora compito dei magistrati veneziani, competenti a indagare sui colleghi del distretto di Corte d'appello di Brescia, valutare eventuali ipotesi di reato ai loro danni.
A quanto si è saputo, la richiesta della Procura di Bergamo di trasmettere gli atti a Venezia, accolta dalla Corte d'Assise, deriva dalla presentazione, nei mesi scorsi, di una denuncia da parte della difesa di Massimo Bossetti contro i magistrati orobici per i reati di frode processuale e depistaggio, punibili fino a otto anni di reclusione. Da qui la decisione dei giudici di trasmettere gli atti nel capoluogo veneto per consentire una più completa e complessiva valutazione dei fatti.
Braccio di ferro sui reperti
Una richiesta che, come dichiarato tre giorni fa dall'avvocato difensore di Bossetti, Claudio Salvagni, era stata accolta dalla Corte Suprema per ben tre volte. «Abbiamo il diritto di esaminare quei reperti e da ultimo i giudici hanno anche stabilito che abbiamo il diritto di conoscerne lo stato di conservazione perché sono dei reperti fondamentali per arrivare alla verità». Quello che avrebbe voluto la difesa era poter «esaminare quei 54 campioni di Dna trovati sui vestiti della povera Yara, perché crediamo che lì ci siano le risposte a tutti i dubbi ancora in piedi in questa lunga vicenda. Visto che Dna nucleare e Dna mitocondriale, esaminati dai periti dell'accusa, non combaciano con quelli di Bossetti» e affidarsi alla tecnologia sicuramente migliorata rispetto a 10 anni fa. Un accesso negato dalla Corte d'assise di Bergamo.