Pio Guaraldo, "tutelate" solo le banche

Mercoledì 26 Febbraio 2014
La “Ing. Pio Guaraldo Spa”, una delle più grosse realtà imprenditoriali italiane del settore immobiliare, ha ottenuto l'omologa del concordato preventivo con un piano che, secondo i giudici della seconda sezione civile del Tribunale di Treviso, consente di pagare integralmente le spese di procedura e i creditori privilegiati, sostanzialmente istituti di credito, fondi previdenziali, enti pubblici..., mentre quelli chirografari (fornitori, imprese artigiane) potranno ottenere appena l'1,19%, con la speranza che la vendita dei beni mobili e immobili porti qualcosa di più in portafoglio: in pratica chi avanza mezzo milione di euro può intascarne cinquemila. E' il caso di uno dei soli tre creditori che si sono opposti al concordato e che, alla fine, ha dovuto pure pagare a Pio Guaraldo Spa 2500 euro di spese di procedimento. Scadono in questi giorni i tre mesi di tempo entro i quali il liquidatore, il commercialista Lorenzo Boer di Treviso, doveva presentare al Commissario giudiziale, Aldo Van den Borre, e al Comitato dei creditori il piano delle attività di liquidazione dei beni da vendere per pagare i debiti, con indicazione delle modalità e dei tempi previsti per ciascuna di esse. In ogni caso la procedura dovrà concludersi nel giro di quattro anni, entro il 2016. La “Ing. Pio Guaraldo Spa”, con sede a Paese (in provincia di Treviso) ha chiesto l'ammissione al concordato preventivo il 27 novembre 2012 in pendenza di un procedimento per dichiarazione di fallimento, con una novantina di milioni di buco (dei quali 13 di ipoteche, poco più di 16 per debiti verso creditori privilegiati e circa 54 verso i chirografari). Ciò è avenuto dopo un paio di tentativi di salvataggio dell'intero Gruppo Guaraldo, con l'assistenza prima della PricewaterhouseCoopers e poi della Finint di Enrico Marchi e Andrea De Vido, andati a vuoto a causa soprattutto delle mancate vendite immobiliari. Nel 2012 i dipendenti dell'intero gruppo sono finiti in cassa integrazione e oggi, dei circa 60 della Ing. Pio Guaraldo Spa, 8 hanno mantenuto il posto alle dipendenze dei due rami d'azienda rimasti attivi. La società è all'origine del Gruppo Guaraldo: fondata nel 1945 dall'ingegner Pio Guaraldo, è stata acquisita a partire dalla fine degli anni Novanta da Lorenzo Marinese; e oggi il complesso delle tante società collegate e partecipate è riconducibile, secondo la ricostruzione del Commissario giudiziale, oltre che a Lorenzo, alla moglie Adriana Manaresi e ai tre figli Rugiada Camicina, Gian Lorenzo e Vincenzo, anche se la sola società che ha chiesto e ottenuto il concordato è la "Ing. Pio Guaraldo Spa". Alla data della domanda di concordato, il capitale sociale di 5 milioni di euro apparteneva interamente alla “Nova Marghera Spa”, che ha sede al Vega Parco scientifico di Marghera e che, tra l'altro, è proprietaria dell'isola di Tessera davanti a San Giuliano e del condominio incompiuto sorto in via Pio X a Mestre al posto di un piccolo parco. Delle varie società della galassia Guaraldo, Nova Marghera è l'unica a essere socia e non partecipata di Pio Guaraldo Spa in liquidazione anzi, dall'epoca del primo tentativo di salvataggio ad opera della PricewatershouseCoopers nel 2009, ne ha preso il controllo dopo che l'ha ricapitalizzata conferendogli il Vega e il leasing di palazzo Sernagiotto sul Canal Grande a Rialto. Le criticità rilevate dal commissario nel progetto di concordato riguardano soprattutto le reali possibilità di vendita del patrimonio immobiliare anche a causa della crisi immobiliare. Dopo un primo parere negativo del commissario giudiziale (lo scorso giugno) perché i soldi non bastavano a coprire i creditori privilegiati e quelli chirografari, la società ha modificato la proposta e alla fine i tre magistrati in Camera di consiglio (presidente Antonello Fabbro, giudici Bruno Casciarri e Elena Rossi) hanno omologato il concordato preventivo spiegando che la percentuale di soddisfazione dei creditori chirografari, “per quanto assai contenuta... si pone al limite minimo di un grado apprezzabile di soddisfazione dei creditori ma con possibilità non meramente ipotetiche di miglioramento in sede di esecuzione del concordato”. Poiché quasi l'89% dei creditori hanno approvato il concordato, non rimane che aspettare e vedere che cosa e a quanto il liquidatore riesce a vendere entro il 2016. © riproduzione riservata