Dopo una caccia all'uomo in tutta la Turchia durata 16 giorni, tra perquisizioni a tappeto e buchi nell'acqua, il killer che la notte di Capodanno ha ucciso 39 persone a Istanbul è finito nella rete della polizia.
Un profilo da jihadista esperto e consapevole, che «chiaramente ha agito in nome dell'Isis». «Lo avevamo detto, in questo Paese nessuno la farà franca», si è complimentato il presidente Recep Tayyip Erdogan. Dalle immagini rubate mentre veniva portato via dagli agenti, Masharipov è apparso coperto da ferite ed ecchimosi sul volto. Ma quando l'antiterrorismo è piombata nell'abitazione dove si nascondeva, protetto da una rete di complicità internazionali, non ha fatto resistenza armata. Nonostante avesse con sé due pistole con relativi caricatori e un'altra ad aria compressa, nel blitz non è stato sparato nessun colpo.
La polizia ha fatto irruzione dopo aver individuato il covo tra 5 indirizzi sotto osservazione, dopo una caccia all'uomo che ha coinvolto 2 mila agenti nelle province di Istanbul, Smirne, Konya e Hatay, portando all'arresto di 50 presunti complici e fiancheggiatori in più di 150 raid. A differenza di quanto accaduto col killer dell'ambasciatore russo ad Ankara, stavolta i poliziotti turchi lo hanno preso vivo. Il premier Binali Yildirim ha auspicato che il suo interrogatorio riesca a rivelare le «forze» dietro l'attacco. Ma sulla presunta mano di 007 stranieri, evocata ancora poche ore prima della cattura, finora non è emersa alcuna conferma. Nel covo sono stati trovati anche 197 mila dollari e un drone, che potrebbe essere stato impiegato per analizzare potenziali obiettivi di attentati.
Dal blitz emerge con chiarezza la fitta rete di foreign fighter che hanno aiutato la fuga del killer. Nell'abitazione, dove era giunto da 3 giorni, è stato arrestato insieme a un iracheno e 3 donne straniere, originarie di Somalia, Egitto e Senegal. Il loro ruolo verrà chiarito nelle prossime ore, ma sono tutti sospettati di affiliazione all'Isis. Non era invece con Masharipov il figlioletto di 4 anni, come inizialmente riportato dai media locali. Dopo il fermo nei giorni scorsi della moglie con l'altra figlia di 1 anno, il bimbo è stato preso separatamente sotto la protezione delle autorità. Per i servizi di intelligence turchi, è una riscossa dopo giorni di fuoco incrociato per i blitz andati a vuoto e le clamorose falle nell'indagine. Alla prova dei fatti, ha retto anche la pista della cellula asiatica dell'Isis, privilegiata sin dalle prime ore. Ma la Turchia, che dopo Istanbul ha già subito un'altra serie di attacchi letali, attribuiti ai ribelli curdi, resta sempre nel mirino dei jihadisti. Nelle ore in cui Masharipov veniva arrestato, il sedicente Stato islamico ha diffuso un nuovo video di minaccia: di spalle, si vede un suo presunto militante in nero che passeggia tra i siti turistici più famosi di Istanbul. Proprio come il killer del "Reina", prima di compiere la sua strage.