Proteste Francia, cosa succede (e perché): dall'omicidio di Nahel alle violenze, con i social sotto accusa e il nodo banlieue

Sabato 1 Luglio 2023 di Stefania Piras
Proteste Francia, cosa accade e perché: Nahel ucciso da un agente il 27 giugno, poi gli scontri e il coprifuoco

In Francia è scoppiata una rivolta per l'uccisione di un ragazzo di 17 anni, Nahel, durante un controllo stradale a Nanterre. A sparare è stato un poliziotto che è stato arrestato. L'omicidio è stato ripreso da un passante e postato sui social: quel filmato è diventato virale (copwatch) e ha dato il via alla rivolta che sta attanagliando un intero Paese. I grandi eventi sono stati cancellati e persino gli alberghi stanno registrando un'ondata di disdette da parte dei turisti. 

La vicenda ha innescato delle proteste molto violente in tutta la Francia.

Ci sono stati saccheggi, danneggiamenti e manifestazioni. Il livello di rabbia contro la polizia e l'esecutivo ha portato a misure straordinarie; dallo spiegamento di 45.000 agenti e di unità speciali fino alla sospensione dei trasporti pubblici. 

Il presidente Emmanuel Macron ha chiesto ai genitori di tenere i figli a casa. I sindaci sono stati costretti a decretato il coprifuoco per i minori. In questo momento sono più di 1.300 le persone arrestate, diversi sono proprio ragazzini. 

I social network sono sotto accusa. I muri delle grandi città sono come bacheche social: sono comparse scritte e cuoricini, slogan e simboli. Per il governo reprimere gli sfoghi online è necessario per reprimere quelli fisici, che divampano nelle strade. In queste ore si stanno vagliando migliaia di contenuti online perché sono considerati la benzina che sta infiammando le proteste. Giovedì il Parlamento francese ha votato per richiedere a piattaforme come TikTok, Snapchat e Instagram di verificare l'età dei propri utenti e il consenso dei genitori quando questi hanno meno di 15 anni. In teoria, i social network non sono aperti ai minori di 13 anni. Eppure l'età media della prima registrazione è di circa otto anni e mezzo e più della metà dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni sono registrati, secondo i dati della Commission nationale de l'informatique et des libertés (CNIL).

Nahel e il video dell'omicidio postato in rete

A scatenare la violenza collettiva ha controbuito molto il video postato su Twitter da un passante che ha praticamente ripreso in diretta la scena dell'omicidio di Nahel. Nel video si vedono gli agenti appostati accanto al finestrino del suv giallo che guidava la vittima, si vede la macchina che parte e il colpo esploso dal poliziotto. Questo filmato è stato condiviso da centinaia e centinaia di migliaia di utenti. Non è la prima volta che succede. Spesso quando c'è un'operazione di polizia la gente filma la scena e la pubblica sui social network. Si chiama "copwatch" (l'obiettivo è filmare la polizia per rendere pubblici gli abusi). Quel video visto e rivisto ha innescato una spirale di proteste, ma anche di violenze. 

Social network sotto accusa

Senza social network le proteste sarebbero state diverse? TikTok e Snapchat stanno facendo da cassa di risonanza per i rivoltosi. Alcuni hashtag sono: #Nahel, #nanterre, #polizia, #guerra civile. La maggior parte delle parole chiave e delle tendenze suggerite dagli algoritmi dei social network puntano sui video che raccontano l'esplosione di violenza che sta attanagliando la Francia. Il governo non ha dubbi sul ruolo che stanno giocando i social nell'amplificare i disordini scoppiati in Francia. Macron ha sottolineato questa responsabilità durante la riunione del comitato interministeriale.

«A volte abbiamo la sensazione che alcuni ragazzi vivano per strada i videogiochi che li hanno intossicati», ha detto il presidente riferendosi ai giochi "Grand Theft Auto" o "Call of Duty Warzone", mentre molti video che inondano i social fanno proprio riferimento a essi, a volte in modo ironico o addirittura umoristico.

L'esecutivo parla di «una forma di mimetismo della violenza» e chiede alle piattaforme «di organizzare la rimozione dei contenuti più sensibili». Le violenze sono condivise sulle bacheche, in massa e in tempo reale. Ecco perché c'è il timore di un effetto emulazione. 

«Nelle prossime ore adotteremo una serie di misure innanzitutto in collaborazione con queste piattaforme», ha annunciato il Capo dello Stato. Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, il ministro del Digitale Jean-Noël Barrot hanno incontrato i responsabili delle piattaforme digitali, per chiedere il loro "sostegno", in particolare per «identificare gli utenti dei social network coinvolti nella commissione di reati».Contattati dall'AFP, Meta (Facebook, Instagram) e TikTok non hanno rilasciato alcun commento immediato.

Il punto è che i social danno un supporto fondamentale a chi organizza manifestazioni legali (è possibile organizzare in poche ore raduni e azioni collettive), ma anche a chi ha intenzione di protestare in modo violento. Snapchat, un social network molto popolare tra i giovani, dispone di una mappa interattiva che mostra in tempo reale i luoghi in cui si concentrano le pubblicazioni, i video dei danni e degli scontri con la polizia che sono diventati virali. «Ci stiamo unendo per attaccare la polizia», era uno dei messaggi lanciati. «Non è stato coordinato ma è stato lanciato», osserva Jean-Marc Luca, direttore del dipartimento di pubblica sicurezza dell'Essonne.

I francesi continuano ad avere fiducia nella polizia (e il 69% è favorevole allo stato di emergenza): il sondaggio

Secondo un sondaggio Ifop commissionato e pubblicato da Le Figaro, il caso Nahel non ha intaccato la popolarità della polizia francese. Il 57% dei francesi ha fiducia o simpatia per la polizia, scrive il quotidiano. Il 43% dei francesi avrebbe fiducia nella polizia e il 14% prova simpatia nei suoi confronti, per un totale di 57% di opinioni positive.

La polizia suscita preoccupazione o ostilità, invece, nel 32% degli intervistati, mentre l'11% non ha alcuna opinione. «Nel Paese c'è un'estrema tensione legata alla protesta contro la riforma delle pensioni. Una maggioranza silenziosa chiede ordine e sicurezza, e la polizia ne è l'incarnazione», ha analizzato Frédéric Dabi, direttore generale dell'istituto.

Éric Ciotti, presidente dei Républicains da diversi giorni chiede lo stato di emergenza. Misura, questa, che è sostenuta da una maggioranza di quasi sette francesi su dieci (69%). Ma in questa fase, scrive Le Figaro, non è un'opzione percorribile per Emmanuel Macron.

Il precedente: la rivolta nelle banlieue del 2005

«Nel 2005 non c'erano i social network e le rivolte sono durate comunque a lungo»,  ha dichiarato all'AFP Leïla Mörch, esperta di governance di Internet e moderazione dei contenuti online. Nel 2005 si innescò una rivolta nelle periferie francesi che durò per tre settimane. La miccia scoppiò a Chlichy-sous-Bois,  15 km da Parigi. Due ragazzi di 17 e 15 anni, Zyed Benna e Bouna Traoré morirono fulminati dentro una cabina elettrica dove si rifugiarono probabilmente per sfuggire a un controllo della polizia. Un terzo ragazzo Muhittin Altun rimase gravemente ferito. Anche in quel caso si scatenò la guerriglia urbana. Protagonisti erano i giovani delle banlieues, in maggioranza immigrati e figli di immigrati.

Il primo ministro De Villepin mandò sulle strade quasi 20 mila agenti di polizia. Il Parlamento approvò leggi speciali per imporre coprifuochi, condurre perquisizioni di casa in casa e proibire assembramenti pubblici. Scattò il coprifuoco a Parigi, Marsiglia, Strasburgo, Lione, Tolosa.

Due giorni prima la morte dei due ragazzi in un comizio nella banlieue di Argenteuil, l'allora ministro degli Interni Sarkozy promise agli abitanti di liberarli dalla "racaille", la "feccia" giovanile che abitava quelle zone. 

I saccheggi

Questa fotografia, scattata il 1° luglio 2023 mostra l'interno di un ufficio di una stazione di polizia danneggiata a Lione, nel sud-est della Francia, dopo la quarta notte consecutiva di disordini in Francia. Sono stati impiegati 45.000 agenti durante la notte, blindati leggeri e unità speciali di polizia per sedare le violenze.

Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 17:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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