È stato fermato il reattore n.1 di Taishan per manutenzione. La decisione è stata presa da China General Nuclear Power Group dopo una consultazione con il partner francese Framatome, controllata di Edf. La centrale ha mantenuto un'operatività «sicura e stabile» e la situazione è «completamente sotto controllo», ha precisato il comunicato. Lo scorso mese Pechino aveva ammesso la presenza di una «piccola quantità di danni» alle barre di combustibile del reattore numero 1 che aveva provocato un aumento della radioattività, assicurando che si trattava di un «fenomeno comune» e che non c'erano rischi di perdite radioattive pericolose, dato che tutti i valori rilevati erano nelle norme di legge.
«Fuga radioattiva a Taishan» I francesi danno l'allarme, ma Pechino: tutto in ordine
Lo stop, tra l'altro, avrebbe creato gravi problemi al fabbisogno energetico del ricco e industrializzato Guangdong, ma pochi giorni Edf ha ribadito che in Francia il fenomeno rilevato avrebbe portato al blocco precauzionale del reattore per risolvere il problema. Nell'unità 1 della centrale ci sono oltre 60mila barre di combustibile e secondo le stime del ministero dell'Ambiente cinese, la proporzione di quelle danneggiate è inferiore allo 0,01% del totale. Avviato nel 2018, l'impianto di Taishan, con le sue due unità a meno di 200 km da Hong Kong, è il primo al mondo a far funzionare i reattori nucleari EPR di nuova generazione sviluppati da Edf, basati su una tecnologia ad acqua pressurizzata soggetto ad anni di ritardi in piani europei simili in Gran Bretagna, Francia e Finlandia. La Cina possiede decine di centrali nucleari posizionandosi al terzo posto al mondo, dopo Stati Uniti e Francia, con investimenti per miliardi di dollari a sostegno del suo settore dell'energia atomica, ancora giovane nel confronto con le altre nazioni.