Balcani, dopo l'alluvione emergenza in miglioramento. I morti accertati sono 40

Lunedì 19 Maggio 2014
Balcani, dopo l'alluvione emergenza in miglioramento. I morti accertati sono 40
Nelle zone dei Balcani occidentali sconvolte dalle inondazioni record degli ultimi giorni la situazione registra timidi segnali di miglioramento, anche se resta l'emergenza legata alla piena dei grandi fiumi, a cominciare dalla Sava. E c'è paura per mine delle guerre balcaniche dissotterrate da erosioni e dilavamenti.





In Serbia, Bosnia-Erzegovina e Croazia - i tre Paesi colpiti dalle alluvioni - le condizioni meteo sono decisamente migliorate, con tempo soleggiato e temperature in leggera ripresa. Ciò favorisce le operazioni di soccorso, ancora in pieno svolgimento dal momento che vaste zone sono tuttora completamente sommerse e isolate.



È di 40 morti accertati l'ultimo bilancio delle inondazioni. In Serbia, dove i morti sono 20, la situazione più grave è a Obrenovac, un sobborgo di Belgrado dove sono stati rinvenuti 13 corpi. In previsione di un'ulteriore crescita del fiume Sava, il ministero degli Interni ha ordinato l'evacuazione di tutto il centro abitato e 7.500 dei 30mila residenti sono già stati portati in rifugi allestiti nella capitale.

Ordinata anche l'evacuazione dei villaggi della regione di Sabac.



In Croazia si registra un morto, mentre in Bosnia le vittime sono 19, la maggior parte delle quali a Doboj, e altre otto persone risultano disperse. Il numero dei morti è quindi probabilmente destinato a crescere.



Decine di migliaia sono le persone costrette a lasciare le loro case e messe al sicuro in centri di raccolta e rifugi di fortuna. Finora sono state evacuate oltre 25 mila persone in Serbia, più di 20 mila in Bosnia-Erzegovina e 15 mila nell'est della Croazia.



Le autorità di Sarajevo temono anche per il possibile insorgere di epidemie, a causa delle migliaia di carcasse di animali nelle zone allagate. «Ci siamo battuti e stiamo lottando per salvare la vita della gente. Ora inizierà la lotta per tutelare la salute», ha detto Zeljko Ler, direttore dell'Istituto per la Salute Pubblica di Sarajevo, citato dalla rete televisiva nazionale Bhrt. Garantire acqua potabile «è la nostra priorità assoluta», ha dichiarato, sottolineando il rischio della diffusione di enterocoliti, tifo ed epatiti.



In Serbia sembrano essere state messe in sicurezza le due grandi centrali termiche - Nikola Tesla sulla Sava e Kostolac sul Danubio, che producono buona parte dell'energia elettrica del Paese - minacciate dall'acqua alta e dalle piene dei due grandi fiumi.



Nella capitale Belgrado l'ondata di piena della Sava è attesa fra lunedì sera e martedì mattina, ma le autorità assicurano che gli argini sono stati rafforzati grazie al lavoro ininterrotto di migliaia di volontari. Il pericolo in tutte le zone alluvionate è ora anche il diffondersi di epidemie a causa delle tante carcasse di animali che emergono con il ritirarsi delle acque.



In Bosnia in particolare è alta la minaccia di mine e ordigni risalenti alla Guerra degli anni Novanta, ora vaganti dopo che i campi minati ben segnalati sono stati travolti dalla acque.



E mentre prosegue e si intensifica l'afflusso di aiuti umanitari da tutto il mondo, compresa l'Italia, a Belgrado hanno riaperto le scuole, rimaste chiuse da giovedì scorso per la necessità di non intralciare la macchina dei soccorsi. Intanto si comincia a fare la conta dei Danni incalcolabili arrecati dalle alluvioni soprattutto all'agricoltura e alle infrastrutture.



Ora gli aiuti Ue in Serbia e Bosnia stanno affrontando l'emergenza alluvioni «per salvare delle vite umane», ma «stiamo già pensando a quanto sarà necessario nei prossimi giorni e settimane». Così il commissario Ue agli aiuti umanitari e alla cooperazione internazionale, Kristalina Georgieva, dopo un colloquio telefonico col neopremier serbo, Aleksandar Vucic.



Sono stati quattordici i Paesi Ue, fra cui l'Italia, che hanno risposto alla richiesta di assistenza dei due Paesi dei Balcani, inviando elicotteri, pompe idrovore, barche, tende e materiale per purificare l'acqua. Sul campo inoltre sono presenti 450 soccorritori europei, oltre a team di coordinamento dei soccorsi con le autorità locali.



«Abbiamo dispiegato di più di quanto inizialmente richiesto, visto che la situazione è diventata sempre più drammatica» ha spiegato Georgieva, sottolineando come le buone previsioni meteo non mettano al riparo da nuove emergenze. «Il rischio di nuove alluvioni in Serbia e Bosnia rimane alto», ha detto il commissario europeo, spiegando che «uno dei gravi problemi adesso sono i senza tetto, l'inquinamento dell'acqua e in Bosnia anche la presenza di mine». «Valutiamo le attuali necessità, ma pensiamo anche a cosa servirà dopo l'emergenza» ha detto Georgieva.



La Serbia, in quanto Paese ufficialmente candidato all'adesione, dopo la conta dei danni «potrebbe avere i requisiti per far domanda di aiuti economici al Fondo europeo di solidarietà» ha concluso il commissario.

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