Medici di base introvabili per 5 milioni di italiani. Il ministero: soldi in arrivo

In molti Comuni impossibile avere il dottore. E in due anni se ne perderanno altri 3.450. La specializzazione non attrae più i giovani, in manovra risorse per alzare i compens

Lunedì 30 Ottobre 2023 di Andrea Bulleri e Graziella Melina
Medici di base introvabili per 5 milioni di italiani. Il ministero: soldi in arrivo

In Lombardia, c’è chi provando a cambiare medico (dopo che il proprio curante era andato in pensione) ha dovuto cambiare Comune.

E anche lì ha scoperto che non c’era neanche un dottore disponibile. Lo stesso è accaduto a Costa di Rovigo, dove l’ultimo medico di famiglia ha chiuso lo studio a febbraio. E poi a Carlantino, nel Foggiano, ma anche nel Nuorese, nei dintorni di Palermo e in provincia di Cremona, dove i paesi rimasti senza medici sono ben tre. E ancora: a Brugherio, in Brianza, si contano più di seimila pazienti sprovvisti di un medico di famiglia. Mentre a Cognola (Trento) l’ultimo curante ha scelto di chiudere i battenti per l’impossibilità di conciliare il lavoro con «la vita privata e la conservazione di un adeguato stato di salute psico-fisica». Che si tratti di grandi città o di piccoli Comuni, da Nord a Sud il copione non cambia: trovare (e tenersi) un medico di famiglia è un’impresa sempre più ardua.


I NUMERI
I numeri lo confermano: secondo le ultime stime, sono circa 2 milioni i pazienti che non hanno più un medico di famiglia, perché è andato in pensione senza essere sostituito o perché è passato al (più remunerativo) settore privato. E la situazione potrebbe peggiorare, visto che se non ci sarà un’inversione di tendenza si calcola che i cittadini italiani senza un dottore di riferimento potrebbero raggiungere quota 5 milioni nel giro di due anni. Tanto che al ministero della Salute si sta lavorando per correre ai ripari, cercando di rendere più attrattiva (e dunque: meglio pagata) la professione del medico di medicina generale. Già a partire dall’anno prossimo, con i 2,4 miliardi di euro in manovra per rinnovare il contratto collettivo dei camici bianchi. 


Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) calcola che dal 2019 al 2021 il numero assoluto dei medici di medicina generale si è ridotto di 2.178 unità, passando dai 42.428 professionisti del 2019 a poco più di 40mila. In calo anche i pediatri di libera scelta, che da 7.408 sono scesi a 7.022 (386 in meno). Un problema sottolineato anche nel Rapporto civico sulla Salute 2023 di Cittadinanzattiva: la maggior parte dei medici in servizio, infatti, ha oltre 25 anni di anzianità di servizio. E tra pensionamenti, carichi di lavoro non più sopportabili, adempimenti burocratici che portano via sempre più tempo, molti alla fine preferiscono lasciare.
Il numero massimo di assistiti di un medico di famiglia è fissato a 1.500, ma può essere aumentato fino a 1.800. E infatti, secondo Agenas, quasi un medico di famiglia su due (il 42%) ha più di 1.500 assistiti, mentre il 36,7% ne cura tra mille e 1.500. In futuro la situazione potrebbe peggiorare: se già oggi la Fondazione Gimbe stima una carenza di 2.876 medici di base (calcolando un medico ogni 1.250 pazienti), nel 2025, tra pensionamenti e turn-over ridotto, di medici di base ce ne saranno addirittura 3.452 in meno rispetto al 2021. Il che porta a 5 milioni la stima degli italiani che, tra due anni, potrebbero trovarsi senza un curante. 
Ancora più fosche le stime della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri: per la Fnomceo, i professionisti in più necessari sarebbero oltre 10mila. In particolare, nel Lazio dovrebbero esserci circa 5.400 medici di base e, invece, se ne contano 5.056; a Roma ne servirebbero 2.800 e si fermano a quota 1.982.
QUESTIONE (ANCHE) DI SOLDI
E allora, che fare? Aumentare le borse di specializzazione potrebbe non bastare. «Al primo anno c’è un tasso di abbandono del 20%», aveva già messo in guardia il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti. Tanto più che le borse disponibili nel 2022 non sono state nemmeno integralmente coperte. La linea, piuttosto, è quella di «rendere più attrattiva la professione per i giovani». In altre parole, «pagarli meglio», spiegano dal ministero. Qualcosa già si sta facendo con l’attuale manovra, che prevede 2,4 miliardi per il rinnovo dei contratti. E poi ci sono le risorse (in parte previste dal Pnrr) per le nuove case di comunità, che dovranno dare sprint alla medicina territoriale e alleggerire la pressione su ospedali e medici di famiglia. Molto però resta da fare. Tra le proposte del ministro della Salute, Orazio Schillaci, c’è quella di far diventare i nuovi medici di base dipendenti a tutti gli effetti del Ssn (con le relative garanzie) e non più professionisti convenzionati. Una parte dei sindacati, però, si è detta contraria, e il confronto è ancora in corso. Ma si punta anche a “sburocratizzare” la professione medica, facendo dialogare meglio le (molte) piattaforme informatiche dei sistemi nazionali e regionali. Con la consapevolezza che, per invertire la rotta, bisognerà agire in fretta. 

 

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