Imprese, allarme per i prezzi delle materie prime. Confcommercio: «Crescita più auspicio che realtà»

Domenica 16 Maggio 2021
Imprese, lontano recupero perdite: Scatta allarme per prezzi commodities

I segnali di ripresa non bastano a far rialzare le imprese ancora in ginocchio a causa della pandemia.

Nonostante i progressi della campagna vaccinale, incombe ora la fiammata dei prezzi delle materie prime che può avere un effetto dirompente sui costi aziendali. In attesa della boccata d'ossigeno che dovrebbe arrivare con il varo del dl sostegni bis all'inizio della prossima settimana, è ancor uno scenario carico di incertezze e zone d'ombra quello che tratteggiano oggi Confcommercio e Confartigianato. «Ancora oggi molte attività dei servizi operano a ritmi estremamente contenuti. Il terreno da recuperare è molto ampio e solo a partire da giugno, se confermate le tendenze in atto e le correlate riaperture, la ripresa potrà assumere intensità soddisfacente», sottolinea la Congiuntura di Confcommercio. «Per adesso, nonostante molti indicatori, per effetto del confronto statistico con marzo ed aprile del 2020, evidenzino tassi di variazione straordinari, la crescita è ancora più un auspicio che una realtà». L'indicatore dei consumi segnala ad aprile, per il secondo mese consecutivo, una forte crescita nel confronto annuo con una variazione del 45,1%. La stima, frutto di variazioni per alcune funzioni di consumo a tre o a quattro cifre, va letta con estrema cautela, considerando che nel confronto con aprile 2019 il livello della spesa reale è ancora inferiore del 23%.

La dinamica registrata nell'ultimo mese sottintende, peraltro, una flessione in termini congiunturali, conseguenza del fatto che fino al 26 aprile l'intero Paese è stato suddiviso in zone rosse e arancioni. Il recupero statistico, spiega ancora Confcommercio, ha interessato in misura principale il settore dei servizi per i quali la variazione su base annua si attesta al 69,4%. Al di là del riscontro numerico senza precedenti, si tratta, nella realtà, di incrementi in volume minimi rispetto a un livello di attività che da marzo del 2020 è stato praticamente nullo. Se si guarda al confronto con aprile 2019 emergono, infatti, in molti casi, crolli prossimi o superiori al 70%. Ed è proprio in questi settori, avverte soprattutto della filiera turistica e ricreativa, che si concentrano i rischi di chiusure di attività se non verrà data al più presto la possibilità di operare in modo meno restrittivo, oltre che a intervenire con adeguati sostegni.

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Come indica Confcommercio, dopo un primo trimestre di contrazione dell'attività produttiva, seppure meno elevata rispetto alle stime, e un aprile ancora in negativo, nel mese di maggio l'economia italiana mostrare una variazione congiunturale ampiamente positiva. Le riaperture, seppure parziali, e il progressivo allentamento delle misure di limitazione al movimento delle persone, potrebbero spingere il Pil del 3,7%, nella metrica destagionalizzata rispetto ad aprile. Su base annua, la variazione stimata è del +10,7%. Indicazioni, queste, coerenti con il raggiungimento di una crescita prossima al 4% nel complesso del 2021. Riflettori puntati poi sull'inflazione. Per il mese di maggio si stima un aumento dello 0,1% in termini congiunturali e dell'1,4% su base annua, confermando la tendenza alla ripresa dell'inflazione.

L'evoluzione continua ad essere guidata dagli energetici. Ed è proprio sul fronte dei prezzi che suona forte l'allarme di Confartigianato. Ad aprile gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del 33,4% rispetto ad un anno prima, con un'accelerazione dei rincari che a marzo di quest'anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020. Un'impennata che può provocare una batosta per le piccole imprese manifatturiere italiane per l'acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, Confartigianato stima un impatto potenziale di 19,2 miliardi di euro in più in un anno a carico di 621.000 artigiani e piccole aziende.

Nel dettaglio, l'aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. In questi settori operano 621.000 piccole imprese con 1.893.000 addetti, con una elevata presenza dell'artigianato, pari a 435.000 imprese che danno lavoro a 1.047.000 addetti. Secondo Confartigianato i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua. Il presidente di Confartigianato Marco Granelli, in una lettera inviata al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ha chiesto l'intervento immediato del governo sollecitando «forte attenzione al fenomeno e la messa in campo degli strumenti che possano rimettere in equilibrio domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme che ne regolano le restrizioni.

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Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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