L’asticella si alza.
Oltre al virus che ha colpito i consumi, c’è all’orizzonte la tempesta positiva della transizione ecologica che porterà ad una mobilità tutta nuova fatta di propulsori elettrici e di batterie e migliorerà nettamente il pianeta. Poche cose resteranno uguali, molte fabbriche verranno chiuse o riconvertite ed altre inaugurate. Nel nostro paese l’“Osservatorio Automotive” ha provato a ridisegnare lo scenario ed emerge un quadro grigio: si potrebbero perdere oltre 70 mila posti di lavoro. Difficilmente andrà in modo diverso e la richiesta d’aiuto è sacrosanta. Bisogna cambiare paradigma ed intervenire, non quando scoppiano gli esuberi, ma preventivamente, cercando di anticipare un futuro inevitabile. Oltre al capo del governo, la missiva è stata indirizzata ai ministri coinvolti che sono Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti, Andrea Orlando e Roberto Cingolani.
Fin qui cosa bisognerebbe fare nell’industria per non perdere un filone d’oro per il Belpaese. Ma anche il mercato è alle corde più o meno per lo stesso motivo e qui le tempistiche di intervento sono ancora più urgenti. Lo scorso anno sono andate perse oltre un milione di vendite rispetto ai tempi migliori nemmeno tanto lontani. Su questo fronte le emergenze sono almeno due che gli altri paesi nostri concorrenti hanno affrontato e sulle quali non c’è più tempo da perdere. La mobilità “zero emission” fa leva sull’energia elettrica, quindi bisogne mettere in piedi velocemente una rete adeguata di ricarica. Nella fase transitoria, inoltre, i veicoli ad elettroni costano di più di quelli endotermici e servono bonus strutturali per accompagnare la migrazione. Senza queste due toppe i consumatori si chiudono a riccio e non acquistano ne le nuove ne le “vecchie” auto.