Bonus mamme, aumenti fino a 150 euro al mese: da maggio sgravio a chi lavora nella Pa

Riconosciuti anche gli arretrati. Nel privato si è partiti a febbraio

Domenica 21 Aprile 2024 di Francesco Bisozzi
Bonus mamme, aumenti fino a 150 euro: da maggio sgravio a chi lavora nella Pa

Dopo una serie di rinvii, arriva il bonus mamme nella Pa.

Le lavoratrici a tempo indeterminato del pubblico impiego, con due o più figli, riceveranno i soldi dello sgravio (arretrati compresi) nella busta paga di maggio. L'azzeramento dei contributi Ivs, corrispondenti al 9,19% della retribuzione, fino a un massimo di tremila euro lordi annui, si traduce in un aumento in busta paga che può arrivare a circa 150 euro netti al mese. 

Statali e privato

Dunque, le statali che finora sono rimaste escluse dall'aiuto, a causa di intoppi burocratici, riscuoteranno il mese prossimo fino a 750 euro in più di stipendio. Le lavoratrici madri del settore privato con almeno tre figli, di cui uno sotto i 18 anni, sono oltre 110 mila, mentre quelle con due figli, di cui uno con meno di 10 anni, rasentano le 600 mila unità. Le madri che lavorano nella Pubblica amministrazione e che hanno diritto al bonus mamme si aggirano, invece, attorno alle 150 mila unità. 

Le informazioni

Per quanto riguarda le donne del pubblico impiego, le attività per l’adeguamento del sistema NoiPA, tramite cui passano le buste paga degli statali, si sono concluse con il rilascio, ad aprile, di una specifica funzionalità nell’applicativo dedicato alla gestione degli stipendi, grazie alla quale gli operatori degli uffici responsabili possono registrare adesso le informazioni necessarie per la decontribuzione. Nel privato il bonus è partito a febbraio. Anche in questo caso, però, si sono registrati dei ritardi nelle erogazioni in alcune aziende. Lo sgravio, infatti, non scatta in automatico: bisogna farne richiesta, comunicando i codici fiscali dei figli all'Inps per il tramite del datore di lavoro, che deve attivare a questo scopo un canale apposito, nel rispetto delle norme sulla privacy. 

La platea

«L’esonero per i periodi di paga dal Primo gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 – ha spiegato l’Inps in una circolare – trova applicazione, per le lavoratrici madri di tre o più figli, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, e per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, anche per le lavoratrici madri di due figli, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo». A partire dall'anno prossimo, quindi, la platea delle aventi diritto si restringerà. Escluse dall'incentivo le lavoratrici madri con due o più figli ma con contratto a tempo determinato. 

I ricorsi

I sindacati del pubblico impiego nelle ultime settimane hanno presentato una serie di ricorsi per ottenere un allargamento della platea delle beneficiarie, a tutela delle precarie. Per quanto riguarda i rapporti di lavoro a tempo determinato che nel corso di quest’anno verranno convertiti a tempo indeterminato, l’Inps ha chiarito che l’esonero potrà trovare legittima applicazione a decorrere dal mese di trasformazione del contratto. Infine, dalla relazione annuale dell’Ispettorato nazionale del lavoro sulle dimissioni dei genitori entro i primi tre anni dalla nascita dei figli emerge che sono più di 44 mila le mamme che, nel 2022, hanno gettato la spugna e abbandonato l'ufficio. 

Culle vuote

Il bonus mamme è solo uno degli strumenti su cui il governo ha deciso di fare leva per provare a riempire le culle. Fa parte del pacchetto di interventi contro la denatalità anche il bonus asili nido: in pagamento in questi giorni le prime domande accolte. Oltre naturalmente all'assegno unico universale, che a febbraio, stando all'ultimo bollettino dell'Inps, ha raggiunto 5.993.458 di nuclei per un totale di 9.513.611 figli. 
L'Inps ha erogato nei primi due mesi di quest'anno circa 3,3 miliardi di euro per l'assegno unico e universale per i figli a carico. Somma che si aggiunge ai 18,1 miliardi del 2023 e ai 13,2 miliardi del 2022. Fanno circa 35 miliardi in totale. L'importo per figlio, comprensivo delle maggiorazioni applicabili, parte da 57 euro, per chi non presenta Isee o supera la soglia massima (che per il 2024 è pari a 45.574,96 euro), e arriva a 224 euro per la classe di Isee minima (17.090,61 euro).

Ultimo aggiornamento: 12:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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