Debito, il direttore Davide Iacovoni: «Andamento migliore delle nostre stime. Nuovi titoli per il retail»

E sugli investitori: «Sull’Italia una domanda forte, il profilo di rischio\rendimento è giudicato conveniente. Dai risparmiatori segnale di fiducia per i fondi esteri»

Mercoledì 3 Aprile 2024 di Andrea Bassi
Debito, il direttore Davide Iacovoni: «Andamento migliore delle nostre stime. Nuovi titoli per il retail»

L'ultimo Btp Valore per i risparmiatori ha raccolto oltre 18 miliardi. I fondi esteri, come dimostra l’emissione legata all’inflazione europea che ha ricevuto una domanda di 41 miliardi, fanno la fila per comprare titoli italiani. Ci troviamo semplicemente in una congiuntura favorevole o ci sono delle ragioni più strutturali per questo interesse sul debito italiano?

«Le nostre emissioni», spiega Davide Iacovoni, a capo della direzione del Tesoro del Debito Pubblico, «hanno sempre avuto un livello di copertura di domanda ampiamente soddisfacente.

Non c’è dubbio, tuttavia, che in questi ultimi mesi la domanda sia stata oggettivamente più forte. Credo alla base ci siano fattori legati sia all’andamento del ciclo dei tassi di interesse in Europa sia alla situazione specifica italiana. A livello europeo c’è un’aspettativa di riduzione dei tassi da parte della Bce che porta gli operatori a prevedere che titoli acquistati ora possano rivalutarsi in futuro. Poi c’è un tema italiano. Da mesi il debito sta performando nel confronto di altri Paesi, a dimostrazione di un rinnovato interesse da parte di una pluralità di investitori che evidentemente giudicano la combinazione rendimento/rischio particolarmente conveniente».

Dopo la fine degli acquisti della Bce vi aspettavate una navigazione così tranquilla?

«In linea di massima si. È indubbio  che negli ultimi mesi il quadro si sia evoluto secondo un andamento migliore delle nostre aspettative iniziali».  

Quest’anno sono previste emissioni per circa 360 miliardi di euro. A che punto siamo arrivati dopo tre mesi?

«Con le aste chiuse a fine marzo siamo a circa il 33%. Un dato migliore dello scorso anno dopo il primo trimestre. E il tasso di rendimento medio è stato pari al 3,62%, che è inferiore alle nostre stime di ottobre e anche rispetto a quello dello scorso anno  (3,76%)».

Uno degli obiettivi posti dal ministro Giorgetti, è il maggiore coinvolgimento dei risparmiatori italiani nella sottoscrizione del debito. Qual è la quota di debito oggi detenuta dalle famiglie, e quanto ancora può crescere?

«Le famiglie oggi detengono quasi il 14% dello stock di titoli di Stato. Un dato in netta crescita se si pensa che alla fine del 2021 questa quota era al 6,4%. Penso ci siano spazi di crescita ulteriore».

Ma è pensabile una “nazionalizzazione” quasi completa del debito italiano?

«Come gestori del debito sovrano il nostro compito è quello di garantire la copertura del fabbisogno dello Stato, cercando di farlo al minore costo possibile. Il canale retail ovviamente ha un’importanza cruciale ed è quasi totalmente domestico, ci aiuta molto in anni di così elevato fabbisogno, ma esso stesso, in quanto importante segno di fiducia e stabilità interna, incoraggia la partecipazione di investitori esteri perché vedono che l’Italia è in grado di approvvigionarsi sui mercati senza specifiche difficoltà. Per la gestione del debito il ruolo della componente estera rimane essenziale soprattutto in un contesto in cui la graduale fuoriuscita della Bce ora e nei prossimi anni implica necessariamente una ricomposizione della nostra base di investitori».

Le banche italiane sembrano invece aver ridotto la loro quota di debito pubblico, torneranno?  

«Le banche italiane in questi anni non hanno mostrato una tendenza specifica in un senso o in un altro. Se si guardano i dati si vede che lo stock di titoli nelle loro mani è oscillato in un intervallo tra i 360 e i 400 miliardi senza una direzione chiara. Diversi recenti studi mostrano come il loro approccio sia stato abbastanza legato all’andamento di mercato e di tipo opportunistico: in fasi di allargamento degli spread di credito hanno comprato, mentre hanno alleggerito in fase di restringimento degli stessi. Giocano quindi un ruolo costruttivo di stabilizzazione del mercato che mi pare molto importante».

L’ultimo Btp valore ha proposto una durata di sei anni con cedole crescenti. Sono previste per quest’anno altre emissioni per il retail e state valutando nuove caratteristiche?  

«Sicuramente il ricorso al retail continuerà nell’anno come specificato nelle nostre Linee Guida pubblicate a fine 2023. È possibile che nell’ambito della famiglia Btp Valore verranno proposti titoli analoghi a quelli già offerti o titoli con alcune caratteristiche innovative. Ci stiamo lavorando».    

Il primo taglio dei tassi della Bce si avvicina, ed è probabile che dopo l’estate altri ne seguano. Che impatti vi aspettate sul debito italiano e sui prossimi collocamenti da una politica monetaria più accomodante?

«In linea di massima, quando i tassi scendono, i mercati percepiscono anche un possibile miglioramento dei saldi di finanza pubblica, soprattutto per effetto di una ridotta spesa per interessi. Questo tende a migliorare la percezione della sostenibilità del debito e quindi del rischio di credito. Mi aspetto in generale che questo contribuisca a mantenere l’attuale situazione di collocamento ordinato del debito».

Quanto è importante per i mercati e per il collocamento dei titoli italiani tenere il debito su una traiettoria discendente?

«È molto importante, così come lo è dimostrare con le scelte di politica economica di essere determinati a portare a casa questo risultato».  

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Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 18:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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