Il 2022, non c’è dubbio, è un anno difficile da decifrare.
Troppe incognite e troppe variabili da considerare nell’equazione tra tassi, inflazione, transizione energetica, crescita, politiche fiscali e mosse delle banche centrali, tutte proiettate a cercare di mantenere le promesse del Pil post-Covid.
Posizioni lunghe sul dollaro Usa, e corte sui tassi, in particolare sul segmento a 5 anni, appiattimento della curva dei rendimenti, sono tutte strategie che dovrebbero funzionare man mano che la Fed proseguirà con sua politica, dicono gli analisti. Per chi investe in azioni, la liquidità è cruciale. E concentrarsi sui nomi delle materie prime potrebbe aiutare. Ma se la situazione in Russia dovesse placarsi, il prezzo del petrolio può risentire della pressione di una Fed più restrittiva e un dollaro più forte. Proprio il settore valutario, secondo Axa Investment, può rivelarsi uno dei più interessanti nel biennio. E lo scarso coordinamento della politica monetaria globale finisce per avere la sua valvola di sfogo proprio sul mercato valutario, il cui andamento sarà dominato dal differenziale dei tassi d’interesse. Meglio però gli asset comunque denominati in valute forti, perché quelle emergenti sono ancora troppo volatili. Per il resto, la view di Axa è difensiva sul comparto obbligazionario governativo perché i tassi saliranno anche nelle economie avanzate. Più cautela invece sulle materie prime: potrebbero aver in buona parte già toccato il picco. Ma i metalli industriali strategici dovrebbero restare nella loro “bolla strutturale” anche nei prossimi anni, a partire dal litio così prezioso per le batterie. E l’azionario? Fino a quando le banche centrali resteranno al centro del palcoscenico, e governeranno le tante incognite in gioco senza fare errori, resta sempre valida la formula “Tina”, ovvero “There Is No Alternative”.
«Non c’è alternativa all’equity – avverte Alessandro Tentori di Axa – E in questo settore preferiamo l’Europa, favorita dai titoli value (quelli di comparti stabili ma dal tasso di crescita contenuto come le utilities) e soprattutto dai bancari, perché forse proprio i “financials” saranno il cavallo di battaglia in un mondo che sta alzando i tassi d’interesse». Segmenti come l’assistenza sanitaria, i beni di consumo e persino i settori finanziari offrono molte opportunità. Tra le aziende guidate prevalentemente da tendenze strutturali, più resilienti in ambienti operativi più sfidanti, c’è per esempio Deutsche Boerse, ben posizionata per sfruttare lo spostamento del mercato verso le negoziazioni di Borsa e la crescita di domanda di dati. Ma anche Pernod Ricard, in grado di beneficiare dell’ascesa della classe media nei mercati emergenti, come l’Asia, e della transizione in corso dei consumatori verso le bevande premium. Interessanti anche aziende come Amplifon, che beneficia dell’invecchiamento della popolazione mondiale, della crescente penetrazione degli apparecchi acustici e dell’opportunità di consolidare un mercato frammentato. Per Barclays, infine, il titolo preferito tra gli italiani si conferma Intesa Sanpaolo, una buona scommessa per ritorno di capitale, andamento dei costi, e per il modello incentrato sulle commissioni.