Jobs act, via il contratto delle commesse e stop ai nuovi co.co.pro.

Mercoledì 18 Febbraio 2015 di Giusy Franzese
Jobs act, via il contratto delle commesse e stop ai nuovi co.co.pro.
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Iniziano a delinearsi in modo più netto i contorni del decreto sul riordino delle tipologie contrattuali che il governo ha messo a punto in attuazione della delega sul Jobs act e che sarà varato dopodomani dal Consiglio dei ministri. Verrà abolito il contratto di associazione in partecipazione, quello per intenderci molto utilizzato dai negozianti per le commesse. Stessa fine anche per il cosiddetto job sharing (lavoro ripartito). Per quanto riguarda i contratti di collaborazione continuativa e quelli a progetto, il governo intende avviare una della nozione di lavoro subordinato e autonomo, in modo da far emergere le «finte» collaborazioni. A questo fine non si esclude l'introduzione di una nuova forma contrattuale che probabilmente si chiamerà «contratto economicante dipendente» e che aumenterà, rispetto ad ora, le tutele del lavoratore precario. Nel frattempo - ha annunciato il ministro - sarà bloccata da subito la possibilità di stipulare nuove collaborazioni a progetto, mentre su quelle in corso il governo sta cercando .



Nulla cambia per il contratto a termine: nell’incontro con le parti sociali che si è svolto oggi pomeriggio, il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha smentito le indiscrezioni di questi giorni che parlavano di una nuova modifica in arrivo (il contratto a termine è stato riformato dal governo Renzi nel 2014) e ha quindi confermato la durata massima di 36 mesi. Restano anche il lavoro a chiamata e quello in somministrazione (ex interinale). Per quanto riguarda quello a chiamata, il governo - avrebbe detto il ministro secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti alla riunione - «si rende conto che si presta ad un cattivo utilizzo» ma non è riuscito «ad immaginare soluzioni alternative». Infine il part-time: sarà più vantaggioso con la garanzia di periodi di maternità e utilizzabile anche al posto del congedo parentale.



Poletti ha sottolineato che l’obiettivo del riordino dei contratti è quello di «spostare sul contratto a tempo indeterminato il maggior numero di tipologie contrattuali esistenti oggi». Ma non ha convinto i sindacati che chiedevano un più incisivo intervento sulle forme di precariato. «La montagna ha partorito un topolino» è il laconico commento del leader Uil, Carmelo Barbagallo, al termine dell’incontro tra le parti sociali e il ministro. «Tranne il contratto di associazione in partecipazione, tutti gli altri contratti precari restano», ha poi continuato Barbagallo, esprimendo molte perplessità sulle intenzioni dichiarate da Poletti di riformare i contratti di collaborazione coordinativa e coordinata e quelli a progetto. «Hanno detto che vorrebbero abrogarli per ridefinirli ma non si sa quando», ha concluso. Dello stesso tenore le dichiarazioni della Cgil: «Siamo sostanzialmente delusi. Si tratta di un'operazione di sola semplificazione e manutenzione non quel disboscamento dei contratti e delle precarietà che il governo aveva promesso».



Oltre al decreto sul riordino dei contratti, il consiglio dei ministri dei venerdì, varerà anche l’altro decreto attuativo del Jobs act che istituisce l’Agenzia unica delle ispezioni con l’accorpamento delle funzioni di controllo attualmente svolte da ministero del Lavoro, Inps e Inail. A questo proposito domani il ministro illustrerà il testo del provvedimento ai sindacati della Funzione pubblica. Se la riforma sarà quella della bozza circolata ieri - hanno comunque già avvertito i sindacati - partiranno le mobilitazioni.
Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 13:50

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