Eleonora e il canto come missione: «Così formo nuovi talenti»

Mercoledì 26 Agosto 2020
Eleonora
CESSALTO «Uno su mille ce la fa». Il celebre ritornello morandiano calzerebbe a pennello per Eleonora Damiano, voice teacher, ossia pluridiplomata insegnante di canto e musicotrerapeuta. Nata a San Donà di Piave, visto il lavoro di papà Luigi, per anni maresciallo dei Carabinieri, ha vissuto per lungo tempo a Motta. Oggi risiede e lavora a Maserada, oltre ad avere un ulteriore studio a Cessalto. Eleonora da qualche settimana è insegnante ufficiale della casa discografica milanese Hoop Music il cui direttore artistico è Red Canzian, il bassista dei Pooh.

Pur essendo ospitata nella Casa dei Pooh, il grande complesso milanese da settemila metri quadri, non si tratta della casa discografica del celeberrimo quartetto, legato tutt'oggi alla major Sony. Ma è una nuova realtà musicale diretta da Canzian e coordinata da Giancarlo Genise, uno dei più noti discografici italiani. Tempo fa la Hoop (ossia Pooh al contrario) aveva lanciato una selezione per voice teacher in tutta Italia: si sono candidati in 6.500 e ne sono stati selezionati 130. Ed Eleonora, 29 anni, ha passato la selezione.
Come c'è riuscita?
«Ho letto di questa possibilità via social e ho inviato il mio curriculum. È stato quasi un tentativo senza troppe aspettative. Qualche giorno dopo mi arriva il messaggio: erano interessati a me e mi hanno chiesto un colloquio in videoconferenza. Da lì la conferma».
Quale sarà il suo ruolo?
«Insegno nei miei due studi di Cessalto e Maserada, seguo già diversi allievi, chi professionisti, o semiprofessionisti. Ci sono anche degli appassionati di canto che non ne fanno una professione, naturalmente. In questo contesto dovrò seguire degli ulteriori studenti interessati a intraprendere un percorso discografico con la Hoop. Una volta pronti al salto, potranno tentare di farne un mestiere».
Nello specifico cosa insegna?
«Dipende dal grado di preparazione e da quello che mi chiedono, il mio obiettivo è in ogni caso insegnar loro una tecnica. C'è chi ha la necessità di essere impostato nella voce. C'è invece chi sa cantare molto bene, con un talento innato e ha solo bisogno di qualche consiglio. C'è chi è un cantante pronto e maturo e mi chiede di essere accompagnato in sala di registrazione. Non c'è un vero e proprio protocollo da seguire».
Anche questa professione risente della pandemia?
«In entrambi gli studi ho completamente diviso gli ambienti con una parete in plexiglass, collegandoli attraverso un sistema audio: da una parte ci sono io che seguo il cantante, quest'ultimo sta con il suo microfono in un secondo ambiente, diviso. In modo tale da essere separati fisicamente ma in grado di comunicare in ogni momento».
A proposito di grande salto, a lei non piacerebbe provarci?
«Fin da quando avevo 9 anni mi è sempre piaciuto cantare da una parte e pian piano insegnare canto. Da bambina accompagnai per caso mia sorella maggiore a una lezione di canto, perché in famiglia fu lei a cominciare. Rimasi folgorata, soprattutto dalla sua insegnante, lo vedevo già come il lavoro più bello del mondo, da lì la passione per l'insegnamento. Un qualcosa di innato, direi una vocazione. Da allora non ho smesso più...».
Gianandrea Rorato
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Ultimo aggiornamento: 16:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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