Il ministro Franceschini: «L’ermo
colle di Leopardi va preservato»

Mercoledì 26 Marzo 2014 di Fabio Isman
Il ministro Franceschini: «L’ermo colle di Leopardi va preservato»
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Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini non ha avuto nemmeno bisogno di leggere i giornali: di buon’ora, ai vertici del dicastero, convocata una riunione tecnica, per capire come resistere alla sentenza del Consiglio di Stato, che minaccia di concedere l’edificazione del "Colle dell’infinito", quello che ispirò Giacomo Leopardi. Il ministero ha deciso di non lasciare nulla d’intentato per evitare che si corrompa l’ultimo angolo di paesaggio, in prossimità del centro di Recanati, rimasto intatto.



Perché, da angolo tipicamente rurale, con tanto verde, una cascina munita di deposito di attrezzi, porcilaia e fienile, possa trasformarsi in altro, di più moderno e snaturato: assai poco consono alla tutela dei luoghi e del paesaggio. Perché i volumi, sparsi e rarefatti, non vengano accorpati. Perché gli stessi profili, ora assai poco invasivi, non diventino altro. Perché, per dirla banalmente, dove il poeta andava a «fingersi» (dall’«ermo colle» che gli era «sempre caro», e oltre la «siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude»), la «profondissima quiete», «interminati spazi», «sovrumani silenzi», non sorga una Country House, con sdraio e ombrelloni, perfino un parking sotterraneo.



TUTELA

«Il Colle è patrimonio della letteratura e della cultura italiana, e in quanto tale va preservato», dice il ministro dopo la riunione, con il Capo di Gabinetto Giampaolo D’Andrea (già sottosegretario di Beni culturali), la segretaria generale Antonietta Pasqua Recchia, il capo del servizio legislativo Paolo Carpentieri, e, collegati, altri funzionari. «Ho dato disposizione agli uffici perché adottino tutti gli atti necessari a ribadire il parere negativo sui progetti che incidono sull’area». È guerra dichiarata: in nome della tutela prevista dall’articolo 9 della Costituzione; della difesa di quanto resta del già mirabile paesaggio della nostra penisola.

La sentenza del Consiglio di Stato, esaminata a fondo nella riunione, permette di riformulare un parere contrario al soprintendente Stefano Gizzi, che immagina perfino, extrema ratio, un «ricorso alla Corte europea», per il quale invoca un parere all’Avvocatura di Stato e allo stesso dicastero: «I nessi materiali e immateriali del luogo travalicano i confini nazionali». Nel dettaglio, secondo la ricostruzione della riunione, si tratta d’esaminare tutto quanto la legge consente; ma, se del caso, anche immaginare nuovi strumenti legislativi. La questione è assai remota e dibattuta: chi, in Italia, deve avere l’ultima parola sui progetti in aree vincolate e sensibili come questa? Il Codice, approvato da Giuliano Urbani quand’era ministro, non prevedeva che tale diritto spettasse, in ultima istanza, al ministero. Ma poi, numerose proposte hanno cercato, finora senza successo, di modificare questo stato di cose. Con il risultato che, ora, la tutela è a «macchia di leopardo»: alcune zone d’Italia sono maggiormente sottoposte a rischi e pericoli. Forse, il Colle dell’Infinito, dopo l’incredibile poesia composta da 15 endecasillabi sciolti che ha ispirato, ci farà un altro regalo: quello di chiarire, una volta per tutte, cosa c’è, e come, da difendere nell’ex «Belpaese»; un tempo, tutti i viaggiatori lo chiamavano così. Il Colle è rimasto ancora a quell’epoca ottocentesca: che non venga adulterato.
Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 10:44

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