Da 20 anni operaio immigrato a Bassano,
a Tirana il suo film ha battuto "Avatar"

Mercoledì 13 Luglio 2011 di Adriano De Grandis
Edmond Budina
VICENZA - Le storie pi incredibili non sono quelle inventate nei romanzi e nei film, ma, pi spesso, quelle regalate dalla cronaca, dalla vita reale, un po’ avventurose, pi spesso disparate e disperate. Quella di Edmond Budina, albanese, a un passo dai 60 anni, con qualche problema di cuore, lo è sicuramente. Da vent’anni lavora a Bassano come operaio in una fabbrica di caldaie a gas e venerdì in una decina di sale italiane, qualcuna anche in Veneto, uscirà il suo secondo film "Ballkan bazar", un successo strepitoso a Tirana: «Beh andiamoci piano, se no verrebbe da pensare che sono diventato ricco e che posso smettere di lavorare al tornio. A Tirana ci sono 3-4 sale e il mio film è andato, è vero, benissimo. Ma l’hanno visto in tutto 5.000 persone. Poco per cambiarti la vita. Però ho una grande soddisfazione: è stato scelto più di "Avatar", che al massimo ha fatto 2.000 spettatori". Budina meglio di James Cameron: l’America trema.



Ma che ci fa un regista vero a Bassano per vent’anni come operaio? A raccontarlo ci vorrebbe Omero con la sua "Odissea", non poche righe e una penna più traballante: «Spesso anch’io mi chiedo che ci faccio a Bassano. Siamo stati costretti a venire. Nel ’91 quando si aprirono le frontiere eravamo una delle prime famiglie italo-albanesi a poter espatriare. Sono genero di un albanese che negli anni ’40 studiava a Roma e di un’italiana, che andati a trovare i genitori di lui furono costretti a restare per sempre dopo la chiusura delle frontiere. Quando siamo arrivati in Italia, vent’anni fa, ci hanno raccontato un sacco di belle parole, poi per otto mesi ci hanno tenuto a Ospedaletto Euganeo e infine scaricati a Bassano, che non avevo mai sentito nominare, con il migliore degli auguri: arrangiatevi». Punto.



E lui si è arrangiato. È entrato in fabbrica e non è più uscito, nonostante un illustre passato: «In Albania ero regista e attore di teatro. Lavoravo anche in tv. Ero tra i 5 intellettuali che chiesero all’ex presidente comunista il pluralismo politico e sono stato uno dei fondatori del Partito Democratico Albanese. Certo potrei tornare in Albania, ma se c’è crisi in Italia, figuratevi lì. E poi dovrei ricominciare tutto da capo. E qui ormai abbiamo radici e figli. Non è una scelta coraggiosa, è una scelta sofferta. In fabbrica mi vedono come il loro Robert De Niro, mi rispettano, mi aiutano con i permessi per girare il film, ma la verità è che poi sto 8-9 ore in piedi ogni giorno. E non è facile. Per fortuna la pensione è vicina».



Poi finalmente solo regista, allora: «Vorrei fare 4 film all’anno, scherzo, ma ho sempre avuto piccoli budget». Magari un film sul Nordest, che ne dice? Che racconterebbe?: «Non è male come idea. Racconterei l’ipocrisia che vedo intorno. Il Nordest è un luogo dove c’è troppa paura dell’altro, invece qui in fabbrica ci sono persone del Ghana, dell’Uganda, di tante Paesi diversi e viviamo tranquilli. A volte sento troppa stupidità verso gli immigrati o un finto rispetto. Vorrei raccontare questo».



Scatenerebbe polemiche. D’altronde anche questo "Ballkan bazar", girato a Tirana e un po’ a Roma, zona Farnesina, ne ha già prodotte, con una brutta storia sul commercio d’ossa tra Albania e Grecia, sulla diatriba etnica e su un diritto territoriale che produce anche cimiteri vuoti: «Sapevo a ciò che andavo incontro. La Chiesa ortodossa albanese, che è succube di quella greca, ha gridato allo scandalo. Ma il vero scandalo è ciò che racconto. In Grecia sono sul lastrico e poi buttano i soldi in questo modo. Io sto con gli studenti e gli operai che scendono in piazza ad Atene per protestare contro chi li ha condotti a tale disastro».



E lui lo fa tracciando un percorso tra il grottesco e la commedia, tra la risata e la denuncia, che è un po’ la chiave del cinema balcanico: «Sì, ma non chiamatemi il Kusturica d’Albania. Le radici sono simili, ma siamo differenti. E poi il mio regista preferito è Fellini».
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 10:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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