Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

"The Creator", quando l'AI fa paura

Venerdì 6 Ottobre 2023 di Chiara Pavan
Un momento di "The Creator"

Tra 50 anni l’umanità è ancora in guerra, in barba alle super tecnologie acquisite nel tempo: da un lato c’è il blocco Occidentale, o meglio gli Usa perennemente guerrafondai che hanno deciso di mettere al bando l’Intelligenza Artificiale dopo un’esplosione atomica che ha raso al suolo Los Angeles; dall’altro c’è la “nuova Asia” che con robot e “sembianti umani” vive in perfetta armonia. Nel mezzo c’è Joshua (Washington), soldato Usa con braccio e gamba protesici ad alta tecnologia, infiltrato in Asia per individuare il “creatore” dell’AI, ma che durante un assalto dei colleghi perde la moglie Maya, incinta. 5 anni dopo i militari lo richiamano in servizio dicendogli che Maya è sopravvissuta al bombardamento: per ritrovarla, Joshua dovrà distruggere una nuova arma che le AI hanno costruito per difendersi dagli umani: e quest’arma è una bambina, Alphie, che pare dotata di poteri magici.

LO SGUARDO

Il regista di “Rogue One” Gareth Edwards torna alla regia con "The Creator", un kolossal visivamente potente e immaginifico pensato per stupire, che accumula al suo interno fin troppe citazioni, frullando Vietnam e intelligenza artificiale, "Blade Runner" e "Star Wars", e poi “Terminator”, “Alien”, “Matrix”, “Robocop”, “District 9”, “Atto di Forza”, “Avatar”, “Figli degli Uomini” e molto altro, arricchendo i suoi panorami girati in loco (circa 80 location tra Thailandia, Cambogia, Nepal, Giappone, Indonesia e Usa) con eleganti “mondi” creati in CGI, come architetture di città avveniristiche, complessi industriali e templi in mezzo alla natura, e poi monaci robot, veicoli volanti e in particolare la base aerea chiamata “Nomad”, sorta di “Morte Nera” che si muove dall’alto scansionando il territorio sottostante con un letale “muro di luce” che non dà scampo. Un grande apparato estetico, sia pure molto derivativo, che compensa una certa faciloneria nella scrittura, con psicologie inesistenti, lungaggini, improbabili passaggi di sceneggiatura, i soliti “spiegoni” e le ripetitive dinamiche noi/loro che annacquano il messaggio antibellicista e antirazzista alla base del film. Le AI di Gareth Edwards, in fondo, rappresentano il “diverso”, l’altro da noi, che fa sempre più paura tanto più se arriva da lontano. Non a caso viene ospitato in Oriente, ed è contro l’Asia che gli americani tornano a combattere proprio come ai tempi del Vietnam.

IL VIAGGIO

Ecco allora che l’odissea del soldato Joshua e dell’arma-bambina Alphie diventa un prevedibile viaggio di conoscenza tra un uomo e una macchina che scoprono insieme la forza della condivisione e dell’affetto. Un padre mancato che ritrova una non-figlia in un percorso di redenzione che però fatica ad avere il giusto equilibrio all’interno del film, inchiodato ad una visione binaria del mondo, per giunta senza tante sfumature: da una parte queste meravigliose, pacifiche, empatiche e altruistiche AI che non si sa come hanno sviluppato coscienza ed emozioni complesse (sono persino monaci buddisti) e dall’altra la crudeltà umana e l’imperialismo Usa sempre pronto a usare armi sovradimensionate per ogni minaccia bollata come terrorismo. Tutto, in fondo, già visto.

THE CREATOR
Regia: Gareth Edwards
Con: John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Sturgill Simpson
FANTASCIENZA  - voto 6 e mezzo

 

 

Ultimo aggiornamento: 07:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA