Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

I registi "carbonari": la new wave veneta under 40

Martedì 29 Agosto 2023 di Chiara Pavan
Un momento di "Il compleanno di Enrico" di Francesco Sossai

Si sentono un po’ «carbonari», tanto più davanti a un piatto di pasta con le verdure dell’orto da condividere a tavola in una calda giornata d’estate. «Siamo indipendenti e resistenti», ridono divertiti passandosi posate e bicchieri, ma dentro di sè coltivano con passione e determinazione il desiderio di costruire qualcosa che resti, che dia più valore al loro lavoro, alle loro idee, al loro universo creativo. Non è facile, tanto più in provincia, la vita del cineasta indipendente, soprattutto quando si è under 35 o giù di lì, e non ci sono “padrini” alle spalle capaci di garantire finanziamenti. Poco importa se i film realizzati finora hanno avuto successo, con premi e vetrine internazionali. Il Veneto, forse, non è ancora un paese per “giovani registi”.

IL GRUPPO

Così, questo piccolo “cenacolo” di cineasti riuniti a casa del regista Marco Zuin a Treviso, complice anche l’Edera Film Festival che per 4 giorni, ad inizio agosto, ha richiamato nella Marca moltissimi autori nordestini, vuole spingersi verso nuovi orizzonti. «Costruiamo qualcosa insieme» lancia il padovano Michele Sammarco, trionfatore al festival trevigiano col suo poetico documentario “Sorta Nostra” girato con i nonni in Salento. «Io ci sono» gli fa eco il trevigiano Marco Schiavon, classe 1993, anche lui “Premio del Pubblico” con un sorprendente lavoro girato alle Azzorre, “Water in the gills” (Acqua nelle branchie). Il padrone di casa, il vicentino ormai trapiantato a Treviso Zuin, di qualche anno più “grande” degli amici-colleghi, è felice di «fare da collante» in questo creativo gruppetto che accoglie anche il talentuoso Francesco Montagner, Pardo d’oro a Locarno 2021 per “Brotherhood” e di recente ospite del Lago Film Fest di Revine (dopo la prima, sempre a Locarno 2022) col corto “Asteriòn”, raffinato poema visivo che riflette sul mito del minotauro, sulla mascolinità tossica e la morte. Accanto a loro, la giovane produttrice trevigiana Mavi Calcinotto, classe 1995, al lavoro con la Ginko Film per «portare avanti autori, le loro idee, facendole sviluppare dal punto di vista creativo ed economico». All’appello mancano gli amici feltrini, lo sceneggiatore Alessandro Padovani e il regista Francesco Sossai, altro “caso” cinematografico dell’anno scorso grazie al film “Altri Cannibali” e ora reduce da Cannes col corto “Il compleanno di Enrico”. E sono proprio Sossai e Montagner gli unici due italiani in lizza, con i loro corti, agli European Film Awards, gli Oscar europei in programma a Berlino il prossimo dicembre.

LO SGUARDO

Ecco delinearsi una sorta di “new wave veneta” under 40, creativa e controcorrente, che segue una via non convenzionale di cinema, muovendosi tra concorsi internazionali e nazionali e ottenendo risultati importanti. Un’”onda” che include anche altri giovani autori del territorio, come i veneziani Michele Pastrello e Francesco Gozzo, la trevigiana Virginia Paganelli, senza dimenticare i “fratelli più grandi”, come Riccardo De Cal, documentarista asolano (classe 1973) autore del folgorante “Oltre le rive”, e il veneziano Giovanni Pellegrini (1981) vero e proprio “caso cinematografico” in sala col seducente “Lagunaria”. «C’è una spinta dal basso vera, non patinata, realmente indipendente e lontana da mode e salotti borghesi su cui il cinema nostrano, mai come in questi anni, si è conformato», osserva Zuin, che col suo nuovo documentario “Il teatro vive solo se brucia” regala una emozionante epopea dei teatri viaggianti in Italia ma soprattutto dell’incredibile famiglia Carrara, pezzo di storia del teatro popolare.

IL FUTURO

Eppure, per “vivere” di cinema, questi cineasti devono trasformarsi anche in docenti di regia o di linguaggi audiovisivi in scuole e università (Montagner insegna a Cuba, a Praga e nel Canton Ticino, Sammarco all’Its Cosmo di Padova e al Cips - Cinema e Immagini per la Scuola, ed è anche borsista di ricerca all’Università di Padova; Zuin cura progetti audiovisivi nelle superiori della Marca): di qui la speranza di poter contare sull’appoggio di enti o di Film Commission in grado di sostenere i loro progetti sin dalla fase embrionale. Quella più difficile, in fondo. Sono i cosiddetti “bandi di sviluppo”, fondi che permettono agli autori di impostare il lavoro all’inizio, quando comincia la fase di ricerca, di scrittura, di raccolta dati. Ad oggi il Veneto conta su un bando di produzione e non di sviluppo, sostenuto dall’assessorato all’Agricoltura e Turismo regionale: «È un bando importante e necessario, destinato a progetti già sviluppati, ma non a quelli che stanno nascendo - spiega Zuin - Per noi “piccoli”, che viviamo nel territorio e vorremmo anche raccontarlo, servirebbe invece un incentivo per sostenere le idee nel momento iniziale, per poi arrivare alla fase produttiva con un progetto più solido e appetibile anche a livello internazionale». Di qui la ricerca di risorse fuori regione: «Quelli di sviluppo sono bandi fondamentali, che servono a creare progetti più forti e più spendibili» conferma Michele Sammarco che in “Sorta Nostra” ha potuto contare quasi esclusivamente sulle proprie forze. E visto che «con risorse minime e capacità personali stiamo ottenendo ottimi risultati in giro per il mondo», sarebbe necessario, da parte delle istituzioni, uno “scatto” in più. Per far emergere questa “new wave”, per coltivare meglio un giardino che già è germogliato. In fondo, osserva Zuin «a fianco di un cinema fatto di botteghino e richiamo turistico, serve anche un cinema fatto di opere che ti avvolgano il pensiero. Sia pur valorizzando e raccontando il territorio». «Chiaro che dobbiamo muoverci in cerca di sostegno in altri luoghi o Film Commission - fa eco Montagner - Il Trentino e il Friuli sono molto avanti, forse bisognerebbe emigrare in Francia, dove ad esempio riconoscono l’intermittenza artistica, pagandoti fino all’80 per cento del tuo stipendio quando non stai lavorando. E questo accade in tutta Europa, fuorchè da noi».

LA MOSTRA DI VENEZIA

Anche in vista della Mostra del cinema di Venezia, i “ragazzi” si interrogano sul loro possibile approdo al Lido come “spettatori” attivi. «Siamo in Veneto, la mostra è in Veneto e noi autori veneti non possiamo avere un pass per la mostra - puntualizza Sammarco - insomma, dobbiamo combattere per entrarci. E i costi sono sempre altissimi per restare al Lido. Ma anche se il sistema non sostiene i giovani registi, noi ci proviamo lo stesso». Magari sognando di trasformare Treviso, ora che si candida a capitale della Cultura 2026, in un grande polo del cinema documentario, come si augura la produttrice Calcinotto, «anche perchè il documentario rischia di non avere una distribuzione in Italia. Tutti puntano sulle fiction. Anche nei bandi regionali, il documentario è trattato alla stregua del cortometraggio». Serve una spinta in più.

Ultimo aggiornamento: 16:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA