«Giuro su Dio, e questa è una promessa, che se blocchi un'altra volta (l'account, ndr) vengo lì e sveglio tuo padre e ti faccio fare una di quelle serate indimenticabili...
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri dell'Aquila, tutto si è svolto su un account privo di foto e di indicazioni in cui l'indagato è uscito subito allo scoperto, arrivando alle minacce esplicite sulla chat, in cui metteva a conoscenza il proprio interlocutore di essere a conoscenza di tutti i dettagli identificativi della parte offesa e suoi familiari. A interrompere la telefonata alle 3 e mezzo del mattino, la finta promessa da parte del ragazzo di incontrare il proprio aguzzino. Terrorizzato il giovane si è poi presentato presso la stazione carabinieri che ha immediatamente fatto partire le indagini. Dito puntato dell'accusa sull'indole e la pericolosità sociale dell'indagato recidivo.
A spingere il Pm Guido Cocco a chiedere una severa condanna, la circostanza appunto che il giovane aveva già dimostrato l'assoluta indifferenza alle denunce e ai procedimenti penali che si sono aperti a suo carico. L'avvocato difensore ha ribadito come i fatti si siano limitati al solo uso del telefono tramite l'utilizzo di una applicazione di meeting e solo in un caso l'interlocuzione avrebbe assunto i connotati di una minaccia a sfondo sessuale.