PALMANOVA - Defilata rispetto al centro della città stellata ma parte dell’agglomerato urbano di Jalmicco, una frazione di poco più di ottocento anime.
L'aria che tira in paese
Nessuno qui intende alzare un muro e negare un tetto a chi ne ha bisogno. «Fanno tenerezza se li prendi uno ad uno» chiosa una residente. Il problema però, o meglio, il vero nodo della questione, sarebbe l’arrivo tutto d’un fiato di trecento persone. Un’evenienza tale da scuotere le coscienze. Un timore talmente forte da mettere tutti, o quasi, d'accordo. Anche chi politicamente è su sponde opposte. Sul tema caldo dell'immigrazione la dialettica di questi giorni ha evidenziato quanto sia diverso l'approccio alla questione. Da quello ideologico dei palazzi governativi e dei vertici di partito a quello pratico di chi amministra e respira il territorio. A puntare i piedi sul futuro dell'ex caserma è anche l'ex sindaco di Palmanova e attuale consigliere regionale del Pd Francesco Martines. L’esponente di centrosinistra ringrazia i “rivali” di Fratelli d'Italia per aver preso le difese dei cittadini attraverso il deputato Walter Rizzetto, coordinatore regionale del partito, che «ha preso una posizione molto netta su questo fatto», chiedendo un'ulteriore analisi sul sito dove collocare la struttura. Martines ha anche consigliato Fedriga di copiare Zaia, «ha provato il disastro di Cona e ha detto di volere un'accoglienza diffusa. Questo per dire che la Regione può decidere cosa fare nel proprio territorio. Fedriga e Roberti non mi dicano che di questo non ne sapevano nulla. Non è vero. Perché un commissario straordinario e un prefetto, quando prendono una decisione, lo fanno cercando di condividere le scelte con chi governa il territorio e oggi chi governa è Fedriga. Se c'è un corretto rapporto tra la popolazione e il numero dei migranti, le piccole entità si gestiscono bene e si controllano. Queste situazioni, invece, vediamo Gradisca e Udine, rischiano di sfuggire di mano e possono portare a fenomeni anche di caporalato».
Tra i cittadini, invece, tante sono tante le domande e i dubbi che serpeggiano di casa in casa, in particolare su come si possa pensare di introdurre un gran numero di persone in una piccola comunità. «In questo modo il paese non esiste più, perché il numero dei migranti coprirebbe gli abitanti di Jalmicco» dice preoccupato uno dei residenti, la cui abitazione dista poche centinaia di metri dal futuro hot spot. Da una parte, quindi, l'arrivo di un numero consistente di persone, dall'altra la paura che quello che dovrebbe essere un centro di smistamento temporaneo diventi un nuovo caso Cavarzerani, ovvero un ricovero permanente.