Le "unità di strada" anti prostituzione
hanno contattato 500 ragazze e trans:
sono già 246 i casi presi in carico

Mercoledì 3 Agosto 2016
L'assessore Isabella Sala e una ragazza straniera costretta al marciapiede
VICENZA - Sono 160 le uscite effettuate e 498 le persone incontrate in orario serale e notturno da novembre 2014 a giugno 2016 dalle unità di strada nel territorio del Comune di Vicenza e paesi limitrofi (Creazzo, Altavilla Vicentina e Montecchio Maggiore) nell'ambito del piano di azione locale di inclusione sociale "Spes" (Sfruttamento povertà estrema). Il piano, elaborato dall'assessorato alla comunità e alle famiglie e finanziato dalla Regione Veneto per 51.135 euro, ha l'obiettivo di attuare interventi di prevenzione alla tratta di esseri umani e prostituzione nel territorio: un'unità di strada, della quale fa parte un educatore o un assistente sociale, viene inviata nelle vie colpite dal fenomeno della prostituzione per comprendere se vi sono casi di sfruttamento, offrendo l'opportunità di facilitare l'accesso alle strutture sanitarie e svolgendo attività di informazione.

«Pur nella costante diminuzione di trasferimenti ai Comuni di risorse per queste attività, siamo soddisfatti di essere riusciti in questi anni a garantire l'attivazione di una unità che svolga monitoraggio delle presenze in strada - ha dichiarato l'assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala -. Si tratta di un servizio importante per il contrasto alla prostituzione coatta, per l'accompagnamento sanitario, per il controllo del fenomeno, per la costruzione di una rete sociale di aiuto e di accompagnamento e, in generale, per la tutela della salute pubblica". Di queste 498 persone sono 246 le situazioni che sono state prese in carico. Si tratta soprattutto di ragazze molto giovani (tra i 20 e i 25 anni di età), per la maggior parte (125 persone) provenienti dai paesi dell'Est Europa (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania) mentre è in crescita negli ultimi anni il numero di donne provenienti dall'Africa occidentale (53 donne originarie di Senegal, Costa d'Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun, Congo). 48 provengono dall'America Latina (Messico, Cuba, Venezuela, Brasile), 15 dall'area Balcanica (Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia, Montenegro, Bulgaria, Albania, Kossovo), 4 dall'ex Russia e 1 dall'Africa del Nord.

Il livello scolastico e culturale è mediamente basso e determinato soprattutto da un forte abbandono precoce degli studi. Gli interventi attuati sono stati di tipo educativo e informativo con la distribuzione a 190 persone di materiali informativi sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulla tutela della salute individuale. Gli accompagnamenti sanitari hanno interessato prevalentemente persone dell'Est Europa e della Nigeria, in misura minore transessuali del Sud America. Le persone si sono rivolte al servizio con richieste di tessera sanitaria, visite ginecologiche, esami sierologici per le malattie sessuali, interruzioni di gravidanza e contraccezione. Numerose sono state, in aumento rispetto agli ultimi anni, anche le situazioni di forte vulnerabilità connesse a gravidanze portate a termine e a problematiche di tipo sociale connesse alla maternità e alla presenza di figli minori conviventi.
In un caso è stata fornita assistenza per la denuncia alle forze dell'ordine.
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