«Stop ai formaggi 'tipici' prodotti con
latte estero, Renzi e Zaia attivatevi»

Martedì 22 Marzo 2016
«Stop ai formaggi 'tipici' prodotti con latte estero, Renzi e Zaia attivatevi»
VICENZA - Acquistano latte straniero, producono formaggi che sembrano tipici e si prendono pure i fondi previsti dal Programma di sviluppo rurale. Sembra incredibile, ma è quanto accade oggi. Il presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto, Floriano De Franceschi, sollecita una chiara presa di posizione dei governi nazionale e regionale sulla questione, per evitare che fondi indispensabili per gli allevamenti veneti vengano di fatto dispersi sostenendo chi fa i propri interessi e non quelli dell’economia locale. «I fondi del Psr devono essere riconosciuti soltanto a chi produce e trasforma prodotti del territorio – spiega il presidente De Franceschi – rispettando l’economia locale, ma anche i consumatori finali, che altrimenti acquisterebbero, come purtroppo avviene, ad esclusione dei prodotti Dop ed Igp, un prodotto realizzato a partire da una materia prima del tutto estranea alla tradizione». 

La preoccupazione di Arav è forte, in quanto tale situazione genera una serie di inconcepibili effetti, primo fra tutti l’inganno al consumatore finale, ma al pari una concorrenza sleale nei confronti dei produttori e dei trasformatori onesti, costretti a sostenere costi più elevati e, quindi, incapaci di competere nel mercato. “Continuare a sostenere chi trasforma materie prime straniere – prosegue il presidente De Franceschi – è come incentivare la sottrazione di posti di lavoro e la chiusura degli allevamenti. Una situazione che certamente non può essere tollerata e di fronte alla quale sicuramente la Regione Veneto, da sempre attenta al mondo allevatoriale ed ai consumatori, individuerà prontamente una valida soluzione». È evidente, inoltre, che sostenere chi produce a partire da materie prime estranee alla tradizione provoca un danno all’economia locale, oltre che alle imprese, ma anche all’immagine dell’intero sistema. Una situazione, quindi, che non giova a nessuno, se non alle lobby di produttori che guardano al profitto e non alla qualità. 
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