«La Popolare diventa spa? Diciamo
di no, ci comprano con la mancia»

Venerdì 4 Dicembre 2015
Francesco Celotto
VICENZA - Si organizza il fronte del "no" alla spa. Convertire la Popolare in una società per azioni appare ineluttabile ma c'è chi dice "calma" per cercare di avere più tempo davanti.
E' il caso di Francesco Celotto, anni fa noto attivista pentastellato nel Bassanese poi epurato dal gruppo, oggi vicepresidente dell'Associazione Soci Popolari Veneto. Celotto parla soprattutto di Veneto Banca ma è evidente che sta prendendo la mira anche sul caso della Vicenza.

"Dopo la fissazione del prezzo di recesso definito dal board di Veneto Banca a 7,3 euro, comunque non rimborsabili a causa della mancanza di liquidità da parte della banca, si mette nero su bianco il disastro per le tasche soprattutto dei piccoli azionisti della popolare - sostiene Celotto -. A questo punto meglio tenersi le azioni piuttosto che attivare il diritto di recesso, consegnando le azioni alla banca in attesa di essere chissà quando liquidati. Una batosta per i soci, piccoli e grandi a cui non si può, arrivati a questo punto, neppure applicare il famoso detto 'pochi, maledetti e subito'. In tutta questa orribile e disgustosa faccenda faccio una domanda: chi veramente sta tutelando i piccoli risparmiatori, vere vittime dell'ennesima truffa?".

Celotto si dà una risposta scontata: "Non pervenuta la politica veneta in generale, con poche eccezioni. Non pervenute le associazioni di categoria e dei consumatori se non a chiacchere. Non chiara o perdente la strategia ad oggi delle tante associazioni dei soci piccoli e grandi. Dobbiamo rassegnarci all'ennesimo furto ai danni delle nostre tasche dopo bond argentini, Parmalat, Cirio (e altri minori)? La unica associazione che ad oggi ha detto chiaramente no alla trasformazione in spa - dice Celotto - è stata la neocostituita Associazione Soci delle Banche Popolari Venete. Oggi va detto ancora più forte soprattutto ai piccoli soci: venite in assemblea e dite no alla spa. Fate sentire la vostra voce. Non accettate il ricatto di una mancia simbolica, i 7 euro ad azione, che vedrete chissà quando, con la minaccia che se direte no la banca sarà liquidata. Non è vero. Se passasse il no tutto resterebbe come oggi e avremmo tempo un anno fino al 31 dicembre 2016 per ristrutturare la banca. Andare in borsa favorisce solo i soliti falchi che ingrosseranno le loro tasche svuotando le vostre. Si compreranno la banca e la pagheranno 5 euro ad azione. Con buona pace di chi magari ha aderito all'ultimo aumento pagando 40,75 euro".
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche